Fa molto discutere l’eventuale applicazione, al momento prevista, della normativa antisismica anche alle dighe della Sardegna, che andrebbero svuotare di oltre metà secondo quelli che sono i parametri tecnici indicati dal precedente governo Monti. Come creare un problema dal nulla: l’Isola, pur non essendo una zona sismica, di veder svuotare oltre la metà dell’acqua contenuta nei suoi invasi artificiali (ne contiene ben 32 di medie-grandi dimensioni), ai fini di prevenzione da quanto mai improbabili terremoti. Secondo i calcoli, si rischia di buttare a mare un milione e mezzo di metri cubi d’acqua sui 2 milioni e 200 mila di capacità complessiva.
Si cercano soluzioni tecnico/politiche alla vicenda per evitare quella che sarebbe un’autentica sciagura, in un territorio che ha conosciuto ed è stato spesso afflitto dal problema grave della siccità, ma che ora vive fortunatamente un periodo piuttosto florido dal punto di vista delle precipitazioni e pertanto di conseguenza anche in merito alla presenza di notevoli scorte d’acqua nelle dighe. Questi primi mesi del 2012 sono stati particolarmente piovosi, specie nella parte ovest e nord della regione. Disfarsi ora di oltre la metà del patrimonio della risorsa così preziosa che viene chiamata “oro blu” sarebbe un azzardo imperdonabile, perché Giove Pluvio non è sempre così generoso da poter compensare la perdita.