• Privacy policy
  • Chi Siamo
  • Contatti
lunedì, 19 Maggio 2025
Meteo Giornale
  • Home
  • Previsioni Meteo
  • Mappe
  • Diretta Meteo
  • Magazine
  • Viaggi
  • Home
  • Previsioni Meteo
  • Mappe
  • Diretta Meteo
  • Magazine
  • Viaggi
Meteo Giornale

Dibattito sul Global Warming: le risposte ai lettori di Antonello Provenzale

di Antonello Provenzale
15 Nov 2009 - 11:35
in Senza categoria
A A
dibattito-sul-global-warming:-le-risposte-ai-lettori-di-antonello-provenzale
Share on FacebookShare on Twitter

dibattito sul global warming le risposte di antonello provenzale 16617 1 1 - Dibattito sul Global Warming: le risposte ai lettori di Antonello Provenzale
Rispondo volentieri, in base alle mie competenze, ad alcune delle questioni emerse dai commenti dei lettori (rif. www.meteogiornale.it/notizia/16574-1-dibattito-global-warming-risposte-isac-cnr-domande-meteo-giornale).

Non c’è dubbio che la temperatura media della terra sia stata, in diverse epoche del passato, molto più fredda o molto più calda di oggi, per cause naturali dovute sia alla variazione delle forzanti esterne che ai meccanismi interni al sistema climatico. Tuttavia, in queste epoche l’umanità non era presente o era rappresentata da un numero di persone ben inferiore rispetto alla popolazione attuale. Le stime oggi disponibili indicano che la nostra società, pur molto più avanzata tecnologicamente che in passato, può essere meno resistente a forti perturbazioni ambientali, sia a causa della complessità delle infrastrutture che in seguito ad una (sperabilmente) maggiore considerazione del valore della vita umana e del diritto di ogni popolo a vivere in condizioni accettabili. Le stime oggi disponibili indicano che un aumento di temperatura globale di 2-4 °C rispetto all’epoca pre-industriale potrebbe avere effetti gravi sulla struttura della nostra società. Pensiamo, ad esempio, a cosa potrebbe voler dire un inaridimento di tutta la zona nordafricana, con centinaia di migliaia di profughi che cercano di recarsi verso latitudini più vivibili e di raggiungere le coste europee, oppure a “guerre dell’acqua” nel caso in cui si verificassero condizioni di carenza prolungata di acqua potabile. Tutto questo è motivo di preoccupazione, indipendentemente dalla causa che induce il riscaldamento e dal fatto che quando c’erano i dinosauri faceva più caldo. Questi temi, lungi dall’essere soltanto argomenti per libri o film di fantascienza, sono oggi al centro di un serrato dibattito su come affrontare le questioni di “climate security”, che coinvolge in modo operativo i principali paesi industrializzati occidentali.

Un punto interessante riguarda la possibilità e opportunità di prendere decisioni in mancanza di informazioni assolutamente certe. Se ci pensiamo bene, questo capita molto spesso. In molti contesti, sociali ed economici, le decisioni sono quasi sempre prese in condizioni di incertezza. Un esempio riguarda la protezione civile: se abbiamo una probabilità del 99% che ci sia un’eruzione vulcanica, è facile decidere di evacuare una zona densamente popolata. Ma ci sono comunque dei costi, sia diretti che in termini di vite umane (incidenti, sciacallaggio, panico, etc). In questo caso, il rapporto costi-benefici è comunque a favore dell’evacuazione. Ma se la probabilità è del 60% ? E se è del 28 % ? E’ probabile che non capiti nulla, e in questo caso i costi dell’evacuazione potrebbero essere considerati una spesa inutile. Ma se si verificasse quel 28% di possibilità, i costi sarebbero enormemente più alti. Come sempre, si tratta di un’accurata valutazione dei costi e dei benefici, che deve coinvolgere i tecnici che forniscono le informazioni, gli economisti che valutano i costi, e i politici che devono, in ultima analisi, decidere le priorità su mandato dei cittadini.

E’ anche importante sottolineare che le conclusioni contenute nei report IPCC rappresentano il riassunto dei principali articoli scientifici pubblicati negli anni precedenti alla compilazione del report. Ovvero, l’IPCC non fa ricerca in proprio ma raccoglie i risultati della comunità scientifica. Negli ultimi dieci anni, la comunità scientifica che si occupa dello studio del clima è cresciuta enormemente, e i metodi di indagine, sia sperimentale che numerica, sono migliorati di anno in anno. L’accumulo, direi molto rapido, delle conoscenze sulla dinamica del clima ha permesso alla comunità di scienziati che studiano questi problemi di concludere che l’insieme dei risultati conferma, in modo sempre più chiaro, sia la realtà del riscaldamento globale che il ruolo importante giocato dalle attività umane. Come sempre nella scienza, nuovi risultati possono modificare il quadro complessivo. Nel caso dei report IPCC, non direi però che da un report all’altro lo scenario sia cambiato poi troppo, bensì che si sono approfonditi, via via, aspetti sempre più complessi e si è formato un quadro più completo, anche nella quantificazione delle molte incertezze ancora certamente presenti.

Nel caso delle proiezioni climatiche quello che importa è ridurre le incertezze al livello più basso possibile. Aspettare ad agire in attesa di certezze significa comunque prendere una decisione, e non è detto che sia quella giusta. L’uso di termini “molto probabilmente”, che può di primo acchito sconcertare, ha un significato tecnico ed è basato sulla stima che l’insieme dei risultati ottenuti – che, sia ben chiaro, non sono tutti univocamente concordi, sennò non ci sarebbero incertezze! – porta alla conclusione di un importante contributo antropico al riscaldamento globale degli ultimi 150 anni, in aggiunta alle fluttuazioni naturali. Ovvero, se si esclude dai modelli e dalle analisi il contributo dovuto all’aumento della CO2 e degli aerosol carboniosi, non si riesce a riprodurre in modo soddisfacente l’andamento delle temperature negli ultimi due secoli. In parte, si tratta semplicemente delle leggi della fisica e della chimica, e in parte si tratta di effettuare studi modellistici per verificare il ruolo dei diversi contributi. Nella risposta precedente, ho anche indicato il lavoro di Lean e Rind che si basa invece sull’analisi dei dati di temperatura recenti. Dico, come inciso, che i lavori citati sono tutti stati pubblicati su riviste con procedura di “peer-review”: l’unica che, anche se non sempre perfetta, assicura un criterio di oggettività e scientificità a quanto pubblicato. Molte riviste scientifiche europee (per esempio, quelle della European Geophysical Union) sono oggi del tipo “open access”, ovver consultabili gratuitamente online. Altre purtroppo no, ma è sufficiente recarsi presso una biblioteca universitaria per poterle consultare.

L’ultravioletto. Vi sono diversi lavori e parecchie discussioni, ma credo nessun risultato definitivo. Il lavoro di analisi dei dati di Solanki e Krikova, su J. Geophys. Res. del 2003, ridimensiona molto l’effetto della variabilità solare, anche nell’UV, sul clima. Inoltre, non sono per niente chiari i meccanismi attraverso i quali questa variabilità potrebbe giocare un ruolo importante (e quindi non è ovvio come includere questo effetto nei modelli!). Ma, un po’ come nel caso dei raggi cosmici, maggior lavoro è necessario.

Vi è stato anche un commento sull’effetto del riscaldamento sulla distribuzione e sulla fenologia della vegetazione, e in generale delle specie sia vegetali che animali. C’è moltissimo lavoro su questo tema, che evidenzia sia lo spostamento verso i poli di molte specie che lo spostamento di specie montane verso altitudini maggiori. In molti casi, campionamenti effettuati nel corso di alcuni decenni ormai mostrano chiaramente questi spostamenti. Il problema è però complicato, e non è per niente ovvio che ci sarà biomassa in più: un’espansione verso nord o verso l’alto spesso si accompagna ad una riduzione dell’areale a sud o verso valle. Ci sono anche cambiamenti di struttura degli ecosistemi e possibili “mismatch” fra diverse componenti dell’ecosistema, e sostituzioni di alcuni tipi di piante con altri, che possono avere una diversa capacità di assorbimento della CO2, per esempio. Nel nostro volume abbiamo discusso di questi aspetti, con svariati riferimenti bibliografici. Ho inviato al Dott. Meschiari una copia della relazione sul tema dell’interazione fra clima e biosfera da me presentata al convegno dell’associazione Galileo2001, lo scorso ottobre a Roma.

Infine, credo che la conoscenza del clima del passato sia certamente essenziale, ma da sola non sufficiente per effettuare proiezioni climatiche rigorose. Queste, infatti, non sono soltanto estrapolazioni statistiche del segnale registrato nel passato ma richiedono la comprensione quantitativa e poi la modellistica numerica dei processi fisici, chimici e biologici che regolano la dinamica del clima terrestre. In ambito climatico, i dati proxy (“per procura” o “vicarianti”) relativi al passato sono a volte difficili da interpretare, e non forniscono sempre informazioni attendibili perché si mescolano effetti diversi (ad esempio, l’attuale espansione verso altitudini maggiori del bosco sulle Alpi è dovuta sia all’aumento delle temperature che all’abbandono dei pascoli in quota). A proposito di paleoclima, argomento che mi sta particolarmente a cuore, in Italia vi sono numerosi gruppi (per esempio, il già citato progetto europeo EPICA e molti altri) che hanno dedicato molto tempo ed energie alla raccolta di dati quantitativi e di grande affidabilità, soprattutto relativi all’Olocene e all’area mediterranea (ma non solo: EPICA per esempio copre gli ultimi 800 mila anni). Manca invece in Italia, nonostante alcuni importanti lavori pubblicati negli anni ’80, un’attività coordinata di modellistica paleoclimatica, volta non solo a riprodurre quanto osservato ma soprattutto a capire i meccanismi in gioco. Personalmente, ritengo questa lacuna significativa e nel nostro Istituto stiamo cercando, insieme ad altri colleghi, di spingere un’attività di ricerca proprio in questa direzione.

CondividiTweetCondividi
Prossimo articolo
bufera-di-nubi-autunnali,-sul-nord-italia-non-e-primavera

Bufera di nubi autunnali, sul Nord Italia non è Primavera

Cerca in archivio

Nessun risultato trovato
Guarda tutti i risultati
meteo-savona:-violento-maltempo-e-rischio-nubifragi-giovedi,-migliora-venerdi

Meteo SAVONA: violento MALTEMPO e rischio nubifragi giovedì, migliora venerdì

10 Ottobre 2018
belgio,-prima-neve-stagionale-e-piste-sciistiche-aperte

Belgio, prima NEVE stagionale e piste sciistiche aperte

3 Dicembre 2012
un-piccolo-assaggio-d’autunno-al-centro-nord,-mentre-al-sud-continua-l’estate

Un piccolo assaggio d’autunno al Centro Nord, mentre al Sud continua l’estate

20 Agosto 2007
altre-“perle”-nipponiche…-tornera-la-neve-al-nord?

Altre “perle” nipponiche… tornerà la neve al nord?

3 Dicembre 2005
Maggio 2025
L M M G V S D
 1234
567891011
12131415161718
19202122232425
262728293031  
« Ott    
  • Privacy policy
  • Chi Siamo
  • Contatti

Innovazione Scienza S.r.l. unipersonale P.IVA/C.F. 10463560960- Milano (MI)
Credit immagini: le immagini utilizzate su questo sito sono con licenza e copyright di Adobe Stock, Canva, Shutterstock, Dreamstime e Freepik.

Nessun risultato trovato
Guarda tutti i risultati
  • Home
  • Previsioni Meteo
  • Mappe
  • Diretta Meteo
  • Magazine
  • Viaggi

Innovazione Scienza S.r.l. unipersonale P.IVA/C.F. 10463560960- Milano (MI)
Credit immagini: le immagini utilizzate su questo sito sono con licenza e copyright di Adobe Stock, Canva, Shutterstock, Dreamstime e Freepik.