L’Alta Pressione invecchia!:
Non potrebbe essere altrimenti. E’ impensabile supporre una tenuta stagna, tale da procrastinare ulteriormente il ritorno delle perturbazioni atlantiche. La possanza anticiclonica è tale che i vari attacchi ciclonici dovranno faticare non poco prima di riuscire a farsi largo, in modo convincente, alle medie latitudini. Ma come vedremo una mano in tal senso verrà dal redivivo Vortice Polare.
Staticità atmosferica estenuante:
è da più d’una settimana che il tempo mostra quei connotati anticiclonici tipicamente invernali. Sole in montagna, con clima mite, nebbie e gelo da inversione su zone pianeggianti e vallive. Eppure qualche cenno di cambiamento c’è, è innegabile. In quota, attualmente, abbiamo la presenza di una piccola goccia fredda che sta implementando un certo calo pressorio. La minor vigoria altopressoria si tradurrà in un incremento della nuvolosità nel fine settimana, soprattutto nelle regioni tirreniche. Qui non mancherà occasione per qualche sporadico piovasco.
Meno nebbie e temperature in calo:
uno degli oneri della nuvolosità succitata sarà quello di favorire l’attenuazione delle nebbie. Su alcune aree permarranno, certo, ma mostreranno evidenti difficoltà nell’intrattenersi nelle ore centrali. Altro elemento da prendere in considerazione è l’andamento termico. Possiamo affermare che rispetto a quanto successo negli ultimi giorni, avremo un ribaltamento della situazione. La comparsa di nubi anche in montagna farà sì che in quota si abbia una flessione, così come diminuiranno le massime in tutte quelle zone dove il sole faticherà a presentarsi. Le minime, al contrario, sempre a causa della copertura tenderanno ad aumentare perché verrà a mancare una delle componenti principali dell’inversione termica: il cielo sereno.
Il Vortice Polare:
riprendiamo l’argomento perché i modelli certificano, confermando i sunti teleconnettivi prodotti nei precedenti editoriali, l’accelerazione del Vortice Polare. Un Vortice Polare che diverrà compatto, capace di riattivare quelle che in gergo definiamo “correnti zonali”. I fronti perturbati atlantici, per intenderci, riusciranno ad inserirsi alle medie latitudini e gradualmente potrebbero vincere quella residua resistenza messa in atto dai rimasugli dell’Alta Pressione.
Svanita l’eventuale retrogressione:
una delle ipotesi alternative suggerite mercoledì contemplava un eventuale retrogressione gelida da est. Alcuni indici teleconnettivi erano là a supportarla, ma evidentemente la smania di conquista del Vortice Polare metterà a tacere qualsivoglia velleità continentale.
Cosa ci attende sotto l’albero?:
Probabilmente il maltempo. Come accennato in precedenza, i fronti perturbati diverranno sempre più invadenti e le temporanee ondulazioni del getto d’alta quota potrebbero favorire l’inserimento di alcune anse cicloniche alle nostre latitudini. Tra l’altro il core principale del Vortice Polare sembrerebbe destinato ad una graduale traslazione verso est, direzione Scandinavia, con conseguente abbassamento del flusso perturbato.
Focus: evoluzione sino al 26 dicembre 2013
Dominio anticiclonico che inizierà a manifestare qualche scricchiolio nel fine settimana, pur con effetti limitati principalmente alle regioni tirreniche. Qui avremo maggiori annuvolamenti ed anche qualche piovasco. Una prima perturbazione atlantica potrebbe transitare la prossima settimana, dando luogo ad un incremento dell’instabilità prima e ad un peggioramento più vivace poi.
Potrebbe essere il fronte atlantico battistrada, preludio ad un cedimento anticiclonico più consistente proprio sotto Natale. Sarà allora che osserveremo perturbazioni ben più organizzate puntare minacciosamente il Mediterraneo e le festività natalizie potrebbero essere segnate dal ritorno del maltempo.
Evoluzione sino al 31 dicembre 2013
A lungo raggio s’intravedono i primi cenni d’indebolimento del Vortice Polare, il ché potrebbe innescare maggiori ondulazioni del Jet Stream d’alta quota e il conseguente inserimento di masse fredde di origine Artica sul Continente Europeo.
In conclusione.
Insomma, un po’ di luce in fondo al tunnel si scorge, non possiamo negarlo. Ma per uno sblocco circolatorio definitivo, orientato verso dinamiche prettamente invernali, occorrerà attendere.