Premessa
Quello che viene riportato qui, sul MeteoGiornale, non è frutto di “scellerata” fantasia, ma di testimonianze di persone, ex cittadini dell’URSS, che per anni hanno fatto parte di quel progetto e ne che conoscevano solo le “minime” implicazioni. Cittadini russi che non vivono più in quel territorio e che vogliono mantenere, giustamente, “l’anonimato”.
In sintesi e senza alcuna speculazione “politica”, ecco quanto segue:
Oltre alla possibilità che le deviazioni del percorso dei fiumi, già citati in altri editoriali, possano influire negativamente sulle precipitazioni, quindi squisito ambito atmosferico, ce ne sono state “altre” di carattere politico/strategico.
Molte delle persone che hanno prestato la loro azione “manuale/scientifica”, in detto periodo, testimoniano che non si trattava di semplici manovre sul territorio (bonifica dello stesso), ma di nascondere, occultare, sotto “metri” di terreno “rimosso”, delle scorie radioattive provenienti da altre zone dell’ex URSS o da esperimenti atomici in loco.
“Un’infinità” di queste persone, sempre da testimonianze, hanno perso la vita (non si conosce l’entità del contributo in vite umane, certamente non indifferente, ma non certamente dato possibile da ricostruire) nell’operazione di “bonifica politica”.
Quindi una duplice faccia di un aspetto che, in qualche maniera risulterà, forse a pochi ed addetti ai lavori, “terrificante”.
15.000… o forse più persone contaminate dalle scorie radioattive?
Certamente questo non è il contesto più idoneo per trattare l’argomento, ma aldilà di ogni “ipocrisia”, in ogni caso mi sembra, mi sembrava opportuno e doveroso segnalarlo. Non trattiamo solo e sempre di implicazioni “atmosferiche”, ma dobbiamo sempre tener presente che ogni “azione” è sovente non così “pulita” o “buona” come si vuol mostrare.
Implicazioni climatologiche
I ghiacci del Mar di Kara che raggiungono l’Oceano Artico ed infine arrivano nell’Atlantico più settentrionale, sono trasportati dalla corrente della Groenlandia orientale.
L’estensione dei ghiacci nel comparto dell’Atlantico settentrionale è sempre stata considerata determinante per le condizioni climatiche del continente Euroasiatico. Tuttavia, sempre per motivi purtroppo ignoti, non si conoscono ancora perfettamente le implicazioni climatiche circa un “effetto a lunga gittata” sul nostro Emisfero.
Molti degli studiosi del clima attribuiscono a “questa opera di bonifica” un’azione alquanto catastrofica e deleteria per il Continente russo e non solo.
Mancano totalmente, e qui si legge in chiaro l’implicazione politica, le rilevazioni climatiche dal 1920/1930 fin quasi ai giorni nostri.
Attualmente si è in possesso solo di dati orientativi, quindi di facile ed estrema manipolazione.
Durante gli anni ’70 la portata dei fiumi è stata assai elevata, quindi si potrebbe presupporre ad un ritorno delle condizioni idriche che vanno dal 1940 al 1960; tuttavia questa osservazione manca di un dato fondamentale e mai divulgato. Cosa è successo dagli anni ’70 (inizio del piano di bonifica) in poi?
Se il piano dovesse essere rispettato solo in parte, quindi anche al 70%, di quello che è stato preventivato, si pone in essere un mutamento climatico “drastico”.
Un imminente riscaldamento dell’Artico con conseguente azione “transitoria” su molte aree dell’emisfero settentrionale.
Di qui potrebbe scaturire una totale rilettura, corrente del Golfo quindi ininfluente, del clima sul nostro Continente.
Zone che ad oggi potevano definirsi come “miti”, potrebbero, in particolar modo nel settore occidentale, divenire nell’arco di 10/15 anni “aree fredde”; mentre il settore euro-asiatico si tramuterebbe un una sorta di settore con clima continentale “arido e asciutto”, con inverni sempre meno nevosi ed astati sempre più calde.
Molte “voci politiche” sono preoccupate di questo “stravolgimento climatico” e non solo; in ogni caso le “autorità di sorveglianza internazionale” attendono rapporti più dettagliati sul tale piano di bonifica.
Questo, e me ne assumo tutte le responsabilità del caso, è quanto risulta.
In ogni caso la priorità “assoluta” sta nel fatto che mancano ben 30 anni di dati anche “appena oggettivi”. Un “buco temporale incolmabile” nel quale molto o quasi tutto ci è stato nascosto.
Ai posteri “l’ardua sentenza”.
N.D.R.
Si consiglia la lettura degli articoli pubblicati in precedenza sul medesimo argomento:
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=7881
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=7896