Ormai archiviato Irene (con un tributo pesante di inondazioni e vittime, queste ultime ben 52), si segue già con estrema attenzione un nuovo sistema tropicale nell’Oceano Atlantico, a sud/ovest di Capo Verde: denominato Katia, in base agli ultimi aggiornamenti delle ore 09UTC odierne, ha raggiunto lo status di tempesta tropicale guadagnando forza nel mezzo dell’Oceano con venti già oltre i 100 km/h, tanto che presto si “trasformerà” un uragano categoria 1 / 5 della scala Saffir-Simpson. Si dovrebbe dirigere nei pressi dell’area caraibica, e potrebbe essere a quel tempo un uragano di categoria 3. C’è ancora incertezza sul suo cammino, ma è possibile che Katia si diriga verso l’est e nord-est degli Stati Uniti, risalendo verso la Canada orientale, seguendo la traccia lasciata dall’uragano Irene.
Piogge torrenziali hanno provocato frane sulla parte orientale dell’Uganda, nel distretto di Bulambuli, dove il villaggio di Namwidisi è stato completamente sommerso dal fango: sono stati recuperati 24 corpi senza vita, ma si cercano 11 dispersi. Frane killer stanno diventano ormai prassi nella zona: lo scorso anno nelle vicinanze centinaia di persone furono travolte ed uccise da una frana. A seguito del disastro dello scorso anno sulle pendici del Monte Elgon, si sono tagliati molti alberi sulle montagne, rendendo così il territorio più vulnerabile a frane ed inondazioni più frequenti.
CAPITOLO CALDO Già parlato dei record sensazionali misurati in territorio austriaco, brutte notizie sul fronte dei ghiacciai e della neve residua in alta quota. Ai 3100 metri di Sonnblick lunedì 22 si erano misurati la bellezza di ben 12 gradi: valori termici così estremi hanno favorito lo scioglimento della neve, completatosi il 24 agosto. Si è così avuta la seconda fusione più prematura della storia dopo quella del 13 agosto 2003. Ricordiamo che anche nella cima più elevata della Germania (lo Zugspitze) si era avuta a luglio una fusione precocissima della neve, tanto da eguagliare il 2003. A contribuire a questa “tragedia sulle Alpi” non solo il caldo, quanto la scarsità di precipitazioni della scorsa primavera.
Il caldo della scorsa settimana ha picchiato duro anche sulle Alpi Svizzere: sono stati eclissati diversi estremi raggiunti nell’agosto del 2003, ma non quelli del luglio 1983 che detiene la maggior parte dei record. Queste le località che maggiormente si sono avvicinate ai primati assoluti di temperatura massima: Saentis (2490 mt) +20.5°C (record di +20.8°C), Sion (480 mt) +36,8°C (record +37.2°C) e Davos (1590 mt) +28.5°C (record di +29.0°C).
La barriera dei 50 gradi è stata ancora superata in Kuwait: +50.1°C a Sulaibiya il 27 agosto e ben +50.9°C all’Internation Airport Al-Kuwait il 28 agosto. Sono valori molto significativi per gli ultimi giorni di agosto: si rammenta che nel mese di settembre il muro dei 50 gradi non si è mai superato in Asia, ma solo fra il sud degli USA ed il nord del Messico. Non finisce di stupire il gran caldo fra California, Texas ed Arizona: superata la soglia dei 45 gradi a Phoenix, raggiunta una punta massima di +48.3°C a Bullhead City. Le pianure del sud e del sud/ovest degli USA sono afflitte da una siccità terribile che non stenta ad attenuarsi, ora infuriano anche molti incendi.