Tra gli eventi atmosferici causa di maggiori danni, sia in termini di vite umane, sia di danni materiali, vi sono i sistemi ciclonici tropicali, cioè quei sistemi, che a seconda delle zone della terra dove si sviluppano ed impattano, vengono chiamati Uragani, Tifoni o Cicloni.
Balzati all’attenzione dei mass-media dopo la grave inondazione di New Orleans seguita all’arrivo dell’Uragano Katrina, questi violenti sistemi ciclonici sono studiati da decenni, ma ancora alcune loro caratteristiche non sono del tutto note.
Oggi, uno studio del GFDL (Geophysical Fluid Dynamics Laboratory) di Princeton, facente capo all’ente governativo Statunitense NOAA, con la collaborazione della Rosenstiel School of Marine and Atmospheric Science dell’Università di Miami, tenta di verificare il comportamento di tali sistemi in un’atmosfera condizionata dal Global Warming, secondo gli scenari proposti dai report dell’IPCC.
E le conclusioni a cui giunge sono clamorose. Il Global Warming, inducendo un aumento del Wind Shear Verticale (differenza di intensità e direzione del vento tra le varie quote atmosferiche), fungerebbe da fattore inibitore per lo sviluppo ed il sostentamento dei sistemi tropicali nel bacino atlantico.
Ma cerchiamo di capire come si è giunti a tali conclusioni, contrarie a quelle di molti altri studi.
Secondo il ricercatore Gabriel Vecchi del NOAA-GFDL, il Wind Shear Verticale, è il fattore dominante di controllo dell’attività degli uragani, ed un suo incremento contrasterebbe gli effetti dell’aumento della temperatura superficiale degli Oceani conseguenza del Global Warming.
Attraverso simulazioni modellistiche si è visto che il Global Warming inciderebbe sulla Pacific Walker Circulation, ossia sul sistema circolatorio causato dalla differenza di pressione tra il Pacifico tropicale occidentale e quello orientale, che determina lo spostamento di masse d’aria via via più umide da est verso ovest e che nei pressi dell’Indonesia sfocia in una forte attività convettiva scaricando ingenti quantità di precipitazioni. Le masse d’aria tornano poi secche verso le coste del Sud America e da qui riparte il ciclo. Tale ciclo, secondo le simulazioni condotte da un insieme di modelli climatici sulla base delle indicazioni fornite dai report dell’IPCC, sta già subendo, ed è destinato anche in futuro a subire un rallentamento ed ha come come conseguenza un rafforzamento del Wind Shear nell’Atlantico occidentale e nel Pacifico orientale.
Secondo tali simulazioni, nel periodo Giugno-Novembre, ad un aumento delle temperature superficiali degli Oceani Atlantico, Pacifico Orientale e Occidentale, e Indiano, il Wind Shear aumenterebbe in Atlantico e nel Pacifico Orientale, mentre sarebbe stabile o ad anche in leggera diminuzione nel Pacifico Occidentale e nell’Oceano Indiano.
Le condizioni di umidità relativa alla quota di 700 hPa (circa 3000 metri sul livello del mare) sarebbero destinate a calare nell’Oceano Atlantico e nel Pacifico orientale, mentre crescerebbero notevolmente nel Pacifico Centrale ed Occidentale.
L’aumento dell’indice potenziale di genesi dei sistemi tropicali sarebbe notevole nell’Oceano Pacifico centrale e soprattutto occidentale e starebbe ad indicare un possibile aumento dell’intensità delle stagioni dei Tifoni. Ma nell’Oceano Atlantico occidentale e nel Pacifico Orientale, non subirebbe particolari variazioni.
Durante il periodo invernale Dicembre-Maggio, le simulazioni modellistiche mostrano un aumento notevole del Wind Shear sull’Atlantico Settentrionale e sulle acque tropicali del Pacifico Australe, mentre è evidente un calo nelle acque equatoriali del Globo.
L’aumento dell’umidità relativa a 700 hPa viene visto notevole nella zona equatoriale dell’Oceano Pacifico centrale e occidentale.
L’indice di genesi potenziale tropicale mostra un aumento del valore in corrispondenza dell’Oceano Indiano meridionale, mentre un lieve incremento viene visto nel Pacifico occidentale meridionale.
Sintetizzando i risultati offerti da tali simulazioni, il Global Warming avrebbe un’incidenza nulla, o addirittura leggermente inibitoria sulle stagioni degli Uragani in Atlantico (con quindi maggior soddisfazione delle coste USA e dei Carabi), anche se il riscaldamento delle acque superficiali oceaniche porterebbe ad una maggior possibilità generativa di sistemi tropicali dalle coste dell’Africa verso l’Atlantico Occidentale, mentre contribuirebbe ad un potenziamento notevole dell’attività tropicale nel Pacifico Occidentale (Tifoni) e nell’Oceano Indiano (Cicloni).
Questo studio conferma gli importanti cambiamenti nella circolazione atmosferica a cui può dar luogo il Global Warming, ma limita la sua influenza su un maggior sviluppo dei cicloni tropicali ad alcune aree della Terra, peraltro densamente abitate come quelle del Pacifico occidentale e dell’Oceano Indiano.
Già in studi precedenti il NOAA aveva individuato per l’Atlantico Occidentale altri elementi in grado di influenzare l’attività tropicale, dando particolare importanza ad un ciclo ultra-decennale chiamato AMO (Atlantic Multidecadl Oscillation), di cui è adesso attiva una fase particolarmente favorevole allo sviluppo di Uragani.
Fonte:
https://www.noaanews.noaa.gov/