A seguito dell’articolo come sempre molto pertinente dell’Editoriale, scritto da te Andrea, vorrei esprimere la mia idea a riguardo la confusione della “definizione di rottura dell’Estate”, ma prima faccio una premessa. Essa riguarda una tua affermazione scritta nell’articolo nella quale così hai scritto; se in primavera si parla di “colpo di coda invernale” perché non parlare anche di “colpo di coda estivo”? Io credo e quindi lo penso, che è più giusto parlare in codesti termini a stagione autunnale in corso (sett. nov.)e non ad agosto in piena estate. Il colpo di coda se così si vuole intendere è sempre meglio considerarlo a stagione finita, non ancora a stagione in sviluppo. A
prescindere da questo chiarimento che credo sia opportuno, esprimo ora la mia idea, sulla stagione estiva 2004, ma prima di ciò parto da quella invernale.
Infatti secondo il mio punto di vista sono proprio l’inverno e l’estate le 2 stagioni forti nello scacchiere italiano.
Sono loro che dominano la scena con tratti che sfociano spesso nella mezza stagione successiva.
Infatti, l’inverno italiano appena trascorso, ha avuto la sua maggiore espressione da febbraio in avanti, fin quasi alle porte della stagione estiva, ossia fine maggio, primi di giugno 2004. L’inverno è stato spesso contraddistinto dal maltempo, dalle nevicate in pianura a marzo, come non succedevano da parecchi anni, molta neve anche sulle Alpi, poco sole e quindi con temperature
più basse rispetto le medie climatiche e si potrebbe dire con ancora le pene da scontare per la lunga e torrida estate 2003.
In 2 parole la primavera è risultata ballerina e capricciosa, ma non si può anche dire che è stato l’inverno il padrone il dominatore in assoluto? Capita molto spesso, se non di frequente, che le 2 stagioni forti (inverno ed estate) si esprimono con tempi più lunghi rispetto ai limiti climatici
disposti dall’uomo.
Dai primi di giugno, la stagione estiva è proseguita senza eccessi sia di calore, che in termini precipitativi e la norma è stata regola della variabilità quotidiana del clima.
In anni recenti il panorama italiano, è stato ricco di episodi di caldo più o meno prolungato
anche a fine agosto, a settembre ed anche ad ottobre, con valori termici medi nettamente al di fuori delle regole climatiche storiche.
Quanto ho considerato, non rientra in alcun modo all’interpretazione dei modelli fisico matematici della carte meteo a breve o a lungo termine previste, ma è solamente per dire che il fluire dell’atmosfera segue tempi non fissati a tabella come predispone l’uomo. Per cui siccome la stagione estiva nel suo essere ha già incominciato il suo declino, non è escluso che in futuro ci siano nuovi episodi caldi, in periodi non prettamente estivi, anche perché restano meno di 2 settimane al termine dell’estate meteo. Dal 1 settembre è autunno.
Quindi non mi sembra giusto parlare di rottura del tempo di agosto o addirittura fine dell’estate, quando sappiamo tutti, che solo un paio di mesi fa abbiamo spento la caldaia per riscaldarci dal freddo e prolungato inverno.
La statistica aiuta l’uomo, ma non necessariamente deve farlo dipendere da essa, con termini di imposizione. Il clima reale ha sempre dei tempi diversi dal clima dell’uomo e questo deve farci riflettere.
Marani Lorenzo (SMI)
Caro Lorenzo,
ho apprezzato molto la tua lettera, che è un vero editoriale, una rappresentazione delle ultime stagioni sul Nord Italia (al Sud e buona parte del Centro le cose sono state differenti). Ma il mio maggiore apprezzamento lo rivolgo al finale “la statistica aiuta l’uomo, ma non necessariamente deve farlo dipendere da essa, con termini di imposizione. Il clima reale ha sempre dei tempi diversi dal clima dell’uomo e questo deve farci riflettere”.
Sono frasi che più volte ho cercato di far presente: che cos’è il clima? Bella domanda. Perché usiamo anche la statistica per definire il clima?
L’uomo, l’ho detto qualche giorno fa, non ha memoria climatica, i ricordi offuscano l’entità degli eventi meteorologici, così che spesso un forte temporale viene definito il più intenso mai visto, così il caldo, il vento. Quante volte abbiamo sentito lamenti fuori luogo sul freddo, con titoli nei giornali che dicevano “freddo polare a Milano e Torino con 0°C”, ovviamente scritti in pieno inverno.
La statistica è di certo un ottimo compagno di guida di chi si occupa di clima e meteorologia, perché chi anche tutti i giorni scrive e commenta il tempo (io sono il primo a sentirne il bisogno) ha necessità di avere dei riferimenti esatti, in quanto i ricordi, anche se precisi, sono mediati dalla nostra memoria.
La riflessione sulle stagioni, beh, c’è poco da aggiungere, diciamo che negli ultimi 11 mesi, ovvero da settembre 2003, dopo l’estate assurda, ma anche quella 2002 era ben poco normale per altri motivi, il clima italiano appare tranquillo: lo scorso autunno non abbiamo avuto ondate di maltempo estremo, se non molto localizzate (Sicilia, Sardegna, parte del Sud), d’inverno non si sono avute ondate di gelo intense, in primavera è piovuto bene quasi ovunque, ha fatto freddo, questo bisogna dirlo, l’estate che è ancora in corso non ha offerto mai ondate di caldo esagerate e soprattutto fasi temporalesche assurde come altri anni.
Gli ultimi 11 mesi appaiono tranquilli, eppure siamo stati sottoposti all’azione del Vortice Polare, anche se marginalmente.
Concordo con te sul termine “colpo di coda dell’estate”, ma è stato introdotto volutamente, in quanto le precedenti proiezioni dei modelli matematici di previsione indicavano una maggior durata del caldo in corso, che comunque non interesserà il Nord, anche se continuerà a fare caldo, ma poco più della norma.
Colpo di coda, visto come colpo di scena di una stagione tranquilla, termicamente normale che vuole esibire sul finale importanti anomalie termiche.
Infine la “rottura dell’estate”, come detto in precedenza, è una situazione meteorologica difficile da individuare, ma che con cura si apprezza e che per adesso non appare in progetto.
Grazie per la collaborazione.
Andrea Meloni