Le autorità cinesi hanno dato ai giudici la possibilità di condannare a morte i colpevoli del grave inquinamento ambientale. Un provvedimento che viene considerato quale arma più incisiva nella lotta giornaliera per il miglioramento della qualità dell’aria. Non scordiamoci che la Cina è considerato uno dei più grandi produttori sostanze inquinanti, prime fra tutte il biossido di carbonio.
I precedenti tentativi del governo cinese non ha prodotto gli effetti desiderati. Soprattutto perché le forze dell’ordine, a livello locale, non sono state all’altezza della situazione: le tasse imposte alle compagnie industriali più inquinanti, alla fine si sono rivelate enormi fonti di reddito per le economie locali. Ad esempio, molti sindaci hanno chiuso un occhio sulla quantità di gas serra rilasciati da grosse fabbriche.
Ma cos’è che ha condotto il governo cinese ad un intervento così drastico? Anzitutto le vibranti proteste del popolo, per il quale l’inquinamento atmosferico ha cominciato ad essere un problema insostenibile – lo scorso mese di gennaio, per Pechino, è stato il peggiore dell’ultimo decennio. Un altro episodio, piuttosto grave, è quello accaduto nel mese di maggio presso Kunming, città della provincia sud-occidentale dello Yunnan, dove migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la produzione di sostanze chimiche della locale raffineria, alimentando violenti scontri con le forze dell’ordine.