19 agosto 2014: la foto del satellite della NASA certifica per la prima volta la scomparsa del Bacino Orientale del Lago d’Aral, l’ex quarto lago più grande del mondo. E non ci riferiamo ad un’era geologica fa, ma a 50 anni fa, quando il lago misurava 68 mila kmq. Dieci anni fa ne misurava 17 mila, nel 2007 nemmeno 7 mila e oggi ancora meno.
La riduzione della superficie del lago era stata pianificata dal regime sovietico, che pensava che le acque che vi affluivano fosse meglio utilizzarle per l’irrigazione dei campi. Un tragico errore, perché non si tenne conto di una serie svariata di fattori, che, per chi volesse, consigliamo di approfondire tramite la pagina di wikipedia.
Prima del prosciugamento del bacino orientale, il lago di Aral aveva già subito importanti modifiche morfologiche. Il lago nella sua interezza non esisteva già più dai primi anni ’90, ed era suddiviso tra Piccolo Aral a nord, e Grande Aral a sud. A sua volta il Grande Aral era diviso tra Bacino Occidentale e Bacino Orientale. I due bacini si sono distinti ad inizio anni 2000, poi via via il Bacino Orientale ha continuato a ritirarsi, fino quasi a scomparire a fine estate 2009 e a scomparire del tutto quest’anno, per la prima volta nella storia moderna.
Va detto che anche in passato il Lago d’Aral ha subito forti espansioni e forti regressioni, Philip Micklin, geografo dalla Western Michigan University, ha infatti dichiarato: “E’ la prima volta che il Bacino Orientale è completamente asciutto nei tempi moderni ed è probabilmente la prima volta negli ultimi 600 anni, da quando nel Medioevo subì un prosciugamento associato alla deviazione del fiume Amu Darya verso il Mar Caspio”.
L’Amu Darya, grande fiume che nasce dal Pamir, è (era) infatti il principale immissario della parte sud del Lago d’Aral, ed è stata la costruzione di un canale per fini agricoli a ridurne drasticamente la portata verso il lago a partire dagli anni ’50 del XX secolo. Ma, in tempi storici, sembra che sia già capitato che l’Amu Darya modificasse il suo percorso e non sfociasse più nel Lago d’Aral.
La fortissima riduzione della superficie lacustre ha anche avuto un effetto sul clima della zona, che ora risulta meno temperato, con inverni più freddi ed estati più calde. La riduzione delle precipitazioni, anche nevose, indotte dal restringimento del lago, alimenta l’ulteriore abbassamento del livello delle acque, in una spirale di causa-effetto-causa, attualmente senza via d’uscita. Ma una significativa e più importante riduzione delle precipitazioni è avvenuta anche sui monti del Pamir dove nasce l’Amu Darya il quale, complici i canali irrigui che ne prelevano le acque, secca prima di sfociare nell’Aral.
Anche in questa triste storia c’è una buona notizia. Il Piccolo Aral sta bene. Grazie alla sensibilità del Kazakistan, è stata recentemente costruita una diga che ne ha ampliato la superficie e vi sono nuovi progetti tesi ad ampliarla ulteriormente. Nel Piccolo Aral sta anche riprendendo piede l’economia della pesca. Non è molto, ma è meglio di niente, in questa favola che sembra non avere un lieto fine.