L’Anticiclone africano, negli ultimi decenni, è diventato un incubo. Puntualmente, in estate – ma non solo – si guardano i modelli con timore. Il rosso acceso, che appare sovente, significa caldo o se preferite anomalie termiche imponenti (ovviamente positive). Si potrebbe discutere sul concetto di anomalia, in specie della media trentennale di riferimento (forse andrebbe rivista), ma questo è un altro discorso.
Quel che ci interessa, oggi, è capire se e come terminerà l’egemonia anticiclonica. Recentemente, nei vari approfondimenti in merito, s’è parlato di rischio persistenza. Rischio che, alla luce delle ultime emissioni modellistiche è quanto mai reale. Un blocco di siffatta natura è di difficile risoluzione, senza se senza ma. Chi segue gli editoriali a lungo termine si ricorderà che in più d’una occasione sottolineammo le difficoltà di eventuali tentativi depressionari. Ecco, oggi non possiamo far altro che ribadire il concetto.
La buona notizia è che sul finire di settimana avremo un contrazione della calura, merito di una circolazione d’aria fresca che lambirà le Adriatiche e che dovrebbe far calare le temperature. Ma la mancanza di perturbazioni in grado di scardinare la roccaforte africana, collocata saldamente sulla Penisola Iberica, non depone a nostro favore. Non appena l’aria fresca esaurirà la propria azione, ecco che la cappa di calore dovrebbe riportarsi sul nostro Paese.
A questo punto sorge spontaneo il quesito: quando un cambiamento più incisivo. Allo stato attuale, anche se l’ausilio modellistico, riteniamo che non vi siano le condizioni necessarie per break degni di tal nome. Rischiamo, ahi noi, di dover sopportare la canicola africana sino a fine giugno. Poi si vedrà…