Nel 4° anno dalla sua nascita, la Conferenza Internazionale sui Cambiamenti Climatici ha proposto un’accesa disputa tra due teorie nettamente contrapposte. Da un lato i sostenitori del Riscaldamento Globale, secondo i più in ascesa; dall’altro coloro i quali sostengono che il pianeta si sta raffreddando e i primi segnali appaiono evidenti.
Non è nostro compito entrar nella contesa, riteniamo importante comunque riportare la tesi sostenuta dal Professor Don J. Easterbrook, emerito Geologo presso la Western Washington University. Approfonditi studi climatici, realizzati attraverso dei carotaggi nel ghiaccio effettuati tra la Groenlandia e l’Antartico, hanno evidenziato ciò che in tanti sapevano già: un’alternanza climatica che vede alternarsi, nel corso di migliaia e migliaia d’anni, periodi freddi e periodi caldi. Secondo lo studio non emerge correlazione alcuna tra la quantità di anidride carbonica in atmosfera e il riscaldamento globale. Appare invece evidente un collegamento coi cicli solari, le macchie solari e l’attività solare in genere. Le piccole ere glaciali ebbero, sempre secondo il Geologo, un unico fattore scatenante: il minimo solare.
La stessa tesi è sostenuta da alcuni Scienziati Russi, fra tutti l’astrofisico Habibullo Abdussamatov, direttore del Dipartimento di Ricerche Spaziali dell’Accademia Russa e capo del cosiddetto progetto “Astrometria”. Le osservazioni relative all’attività solare, in crescita durante il 20° secolo e con un picco tra il 1998 e il 2005, invitano a credere che il riscaldamento globale registrato negli ultimi decenni sia direttamente imputabile al sole. Dal 2005, invece, c’è stata una riduzione dell’attività testimoniata dalla diminuzione delle macchie solari. Siamo in una fase di minimo, in gergo definito “minimo di Maounter”. E gli effetti del raffreddamento dovrebbero iniziare ad essere evidenti attorno al 2014.
L’esperto in materie ambientali James Taylor, presso l’Heartland Institute, sostiene invece che gli effetti siano già sotto gli occhi di tutti. Sulla base dei dati acquisiti dalla Rutgers University e relativi alla nevosità media annuale di alcune località americane, negli ultimi 10 anni sono caduti come birilli record che resistevano dagli anni ’60/’70.
Easterbrook ha rivelato tra l’altro che negli ultimi 500 anni c’è stata una rotazione pressoché regolare tra periodi di caldo e periodi di freddo. Ognuno dei quali è durato mediamente 27 anni. Ciclicità ripetutasi nel corso dell’ultimo secolo, con questa cadenza: 1880-1915 (freddo), 1915-1945 (caldo), 1945-1977 (freddo), 1977-1999 (caldo). Dal 1999 ad oggi sembra vi sia stato un calo, seppur lento, della temperatura media globale. Si può quindi sostenere di essere entrati in un nuovo ciclo freddo.
Il clou della fase fredda potrebbe aversi attorno al 2030, dopodiché potrebbe manifestarsi un nuovo ciclo caldo (2030/2060), seguito poi da un’altra fase di raffreddamento.
Ovviamente i più accaniti sostenitori del Riscaldamento Globale hanno controbattuto colpo su colpo, snocciolando dati al riguardo. I più significativi sono stati quelli proposti dal NOAA (National Oceanic e Atmospheric Agency), secondo i quali i primi 4 mesi del 2010 sono stati i più caldi – a livello globale – sinora mai registrati. Si sostiene quindi che l’anno possa rivelarsi come il più caldo dell’ultimo secolo.
Teorie affascinanti, o se volete, preoccupanti. Lasciamo a Voi l’interpretazione di quanto scritto. Noi crediamo che soltanto il tempo, nel suo incedere, sarà in grado di fornirci le risposte adeguate.