Sono molti decenni che scienziati e climatologi di tutto il Mondo si sforzano di trovare una relazione esistente tra il periodo del ciclo solare (che dura in media 11-12 anni), e le periodiche alternanze climatiche presenti sulla maggior parte delle regioni della Terra, sia variazioni periodiche di temperatura che di piovosità.
Adesso, finalmente, sembra essere arrivati ad un primo risultato sicuro.
Una ricerca effettuata dagli scienziati del NCAR (National Center for Amospheric Research) di Boulder, in Colorado, ha studiato i dati computerizzati di oltre un secolo di temperature oceaniche (tra il 1890 ed il 2006), cercando una relazione tra tali dati e la variazione di circa lo 0,1% di intensità della radiazione incidente sul nostro Pianeta che interviene in un ciclo solare di 11 anni.
Quando il Sole raggiunge il massimo di attività riscalda maggiormente la superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, intensificandone l’evaporazione e dando origine a forti piogge e ad un rinforzo degli Alisei.
Il risultato è quello di raffreddare di 1-2°F la parte orientale del Pacifico Tropicale, dando così origine ad un evento simile a quello della Nina, pur con un effetto ridotto della metà rispetto ad una tipica Nina.
Un paio di anni dopo il massimo solare i venti diminuiscono la loro forza e si fa strada allora il fenomeno opposto del Nino, con le acque che tendono a riscaldarsi oltre la norma, e che dura circa un anno, terminato il quale, infine, le acque oceaniche tornano in stato neutro di temperatura.
El Nino e La Nina sembrano avere meccanismi propri di innesco, ma la presenza di un massimo solare potrebbe rafforzare una Nina già preesistente, oppure indebolire un Nino presente al momento.
Per la prima volta dopo decenni di ricerca è stato dunque possibile trovare una connessione tra il ciclo solare ed un evento meteorologico di importanza planetaria.
Infatti i due fenomeni di El Nino – La Nina hanno rilevanza mondiale, influenzando, tramite “teleconnessioni”, il clima di vaste aree del nostro Pianeta anche molto lontane dall’Oceano Pacifico equatoriale.
Adesso la ricerca si sforza proprio di cercare quali sono queste teleconnessioni.
Tale ricerca è stata pubblicata sul Journal of Climate di Luglio.