Secondo gli esperti uno dei passi fondamentali in tal senso è nato dalla cooperazione internazionale nel mettere in atto quelle misure volte a limitare le emissioni di gas a effetto serra. Misure che starebbero dando i primi risultati, tant’è che uno studio recentissimo dimostrerebbe un leggero aumento della quantità di ozono in atmosfera.
Gli esperti del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale evidenziano l’importanza della firma del protocollo di Montreal nel 1987. “Per la prima volta possiamo dire che stiamo assistendo ai segnali di un leggero aumento dell’ozono. Ciò significa che il livello è in lenta ripresa”, ha dichiarato lo scienziato del WMO, Geir Braathen.
Il gruppo di ricerca ha sottolineato anche come gli studi precedenti non fossero così ottimistici ed è per questo che le ultime novità rappresentano una grande sorpresa. Per chi non lo sapesse, il protocollo firmato nel 1976 a Montreal aveva come obbiettivo principale quello di ridurre il consumo e la produzione di sostanze che distruggono lo strato di ozono: i clorofluorocarburi. Sostanze utilizzate, tra gli altri, nei frigoriferi.
“Noi crediamo che nel 2025 potremo guardare con fiducia alla chiusura del buco dell’ozono”, ha dichiarato Braathen. Il team di ricercatori è fiducioso in una ulteriore riduzione delle sostanze nocive, tale da accelerare il processo di chiusura di ben 11 anni. Attualmente il buco dell’ozono misura circa 20 milioni di chilometri quadrati. Nel 2006 misurava 30 milioni di chilometri quadrati. Le dimensioni variano di anno in anno, in parte a causa della temperatura nell’alta atmosfera.
“Gli sforzi internazionali per proteggere lo strato di ozono si stanno rivelando. Questo ci deve incoraggiare a promuovere azioni ambientale più incisive per affrontare una sfida ancora più grande: il cambiamento climatico”, ho sottolineato il segretario generale del WMO, Michel Jarraud.