Nel primo pomeriggio di venerdì 25 novembre 1977 mi stavo recando dal mio paese (Anzola dell’Emilia) all’Università di Bologna per assistere ad alcune lezioni, quando vidi cadere dal cielo color acciaio i primi deboli fiocchi di neve.
Lì per lì non ci feci tanto caso, ma dopo poche ore, quando la luce del giorno stava ormai svanendo, la situazione era ormai radicalmente cambiata: ora nevicava fittamente; una neve acquosa, pesante, che per la violenza della precipitazione si accumulava sempre più.
D’accordo con mio, fratello, che era con me, decidemmo di tornare subito a casa: dovevamo fare circa 20 km d’auto (una FIAT 500) su strade che diventavano sempre più difficili.
Arrivammo a casa appena i tempo; alle 18 la situazione era ormai precipitata: ora imperversava la bufera, la neve turbinava impetuosa ed i fiocchi si vedevano al buio senza bisogno del classico lampione. Dopo le 21 l’atmosfera era diventata irreale: era saltata la corrente elettrica, la tormenta imperversava violentissima e si udivano forti tuoni, cosa che mi riempiva di stupore (mai avevo sentito tuonare durante una nevicata).
La via Emilia era ormai ricoperta da uno spesso strato di neve e non passava più alcun veicolo. La mattina dopo (sabato 26 novembre) mi alzai alle 7 e vidi un paesaggio veramente fiabesco: scattai qualche foto, misurai lo spessore (40 cm.) ed iniziai a spalare un po’ di neve.
Il paese era quasi bloccato, le strade impraticabili, la via Emilia deserta, la corrente elettrica sempre mancante. Ancora più impressionante fu giare per la campagna il giorno dopo, quando l’intervento degli spazzaneve ed un repentino, ma breve disgelo avevano reso le strade praticabili: i pali della luce in cemento e gli enormi tralicci dell’alta tensione erano spezzati in due come stuzzicadenti a causa del peso della neve sui fili e giacevano distesi sui campi imbiancati.
I titoli di testa del Resto del Carlino di domenica 27 novembre, a caratteri cubitali, erano veramente eloquenti: “L’EMILIA PARALIZZATA DALLA NEVE” ” AL FREDDO, SENZA LUCE, SENZ’ACQUA” ” FERMI I TRENI,CAOS SULLE AUTOSTRADE” “BOLOGNA: UNA CITTA’ IN GINOCCHIO”. Altri titoli erano da tempi di guerra, come ad es.: “DOVE SI PUO’ ACQUISTARE PANE FRESCO”.
Ma cos’era accaduto?
Una rimonta dell’Anticiclone delle Azzorre in pieno Atlantico fino alla latitudine della Groenlandia aveva provocato la discesa di un nucleo di aria artica sull’Europa, verso l’Italia.
L’Emilia Romagna dal pomeriggio del 25 era stata investita direttamente dal fronte d’irruzione, con effetto stau contro la barriera appenninica e la conseguente formazioni d’intense formazioni nuvolose anche di tipo temporalesco.
Una caratteristica particolare della nevicata fu la presenza di fiocchi molto grandi e pesanti: la presenza d’imponenti cumulonembi, infatti, con forti correnti ascensionali al loro interno e temperature delle nubi non eccessivamente basse, avevano favorito l’aggregazione di fiocchi molto grandi e pesanti.
In più, la presenza di forti raffiche di vento aveva fatto sì che ostacoli come cavi, fili, antenne catturassero e facessero aderire una maggiore quantità di fiocchi aumentando notevolmente la resistenza aerodinamica del deposito con conseguenti rotture e piegamenti delle strutture.
La nevicata interessò, oltre ovviamente l’Appennino, la pianura emiliana delle province di Bologna ,Modena, Reggio, fino a una distanza di 30-40 km dai primi contrafforti collinari. L’epicentro si registrò proprio a Bologna e nel suo hinterland, ove caddero 40 cm di neve in 15 ore.
A Modena l’accumulo fu di 20-25 cm, mentre a Reggio città caddero solo 11 cm, in quanto gran parte della precipitazione fu in forma liquida. I limiti occidentale ed orientale della nevicata furono rispettivamente le città di Parma e Faenza, entrambe con pochi centimetri.
Questa nevicata è da allora rimasta nella memoria collettiva dei Bolognesi come “la malaneve”.