Nel cuore degli Urali, una città sta rischiando di scomparire. L’atmosfera in alcune aree di questa grande città industriale da oltre 150mila abitanti, costruita su una miniera di potassio, è spettrale. Già a partire da metà anni ’80 sono comparsi i primi enormi crateri nel terreno che si sono “mangiati” fabbriche ed uffici.
Se in Occidente, le miniere si trovano di solito lontano dalle aree popolate con l’intento di ridurre i rischi di crateri che possano inghiottire le abitazioni, Berezniki, una città di circa 150.000 abitanti, nata come città lavoro, è stata invece costruita proprio sopra la miniera di potassio.
Berezniki è afflitta quindi da continui episodi di inghiottimenti e voragini larghe anche centinaia di metri e che possono aprirsi in un attimo. Il pericolo è di tale gravità che l’intera città è sempre monitorata e sotto sorveglianza video 24 ore al giorno.
I problemi di Berezniki sono venuti fuori nell’ottobre 2006, quando una sorgente di acqua dolce ha iniziato a sfociare nella miniera, dove il concime di potassio viene estratto dal sale che si trova tra i 700 e i 1.500 piedi al di sotto della superficie.
Le colonne di sale che i minatori avevano lasciato per sostenere i soffitti di enormi caverne sotterranee cominciarono a dissolversi. Nonostante tutti i tentativi, l’unica cosa che il governo locale ha potuto fare è stata quella di monitorare la situazione, senza poter effettuare alcun intervento risolutivo.
Gran parte della miniera era stata riempita prima dell’inondazione, ma le doline si sono verificate in un’area anomala che non era stata riempita. Grandi cavità hanno abbattuto una scuola e sventrato edifici, inclusi i palazzi anticamente sede dell’autorità mineraria.