Quest’anno i dati raccolti indicano che la superficie minima ha raggiunto 4,14 milioni di chilometri quadrati, ovvero la seconda estensione più bassa dal 1978 (anno d’inizio delle rilevazioni satellitari).
Il dato del 2016 eguaglia quello del 2007 ed è inferiore alla superficie registrata nel 2015 (4,41 milioni di chilometri quadrati). Il minimo assoluto appartiene al 2012, allorquando si raggiunsero 3,41 milioni di chilometri quadrati.
Secondo il Centro Dati Nazionale per la neve e il ghiaccio statunitense (NSIDC) le osservazioni del 2016 indicano una superficie di ghiaccio molto al di sotto della media degli ultimi decenni, caratterizzata da una diminuzione progressiva e irregolare dell’area d’incidenza. In particolare, sappiamo che l’estensione del ghiaccio marino nel minimo annuale è pari a 6,22 milioni di chilometri quadrati nel periodo 1979-2000, un valore che è circa il 34% superiore al dato del 2016.
Quest’anno, le principali perdite sono state rilevate nei mari di Beaufort, Chukchi e Laptev, così come nella Siberia orientale. Dopo il picco annuale raggiunto a marzo (si tratta del peggior dato della serie), si temeva un minimo annuale inferiore al 2012. Fortunatamente l’accorciamento delle giornate tra giugno e luglio ha attutito significativamente la fusione del ghiaccio. Anche due importanti fasi di maltempo ad agosto hanno dato una mano in tal senso.