Situazione sempre più critica per i ghiacciai presenti sull’Italia: l’allarme viene dal Comitato Glaciologico Italiano, che ha fornito dati inquietanti sulla salute delle nevi perenni d’alta quota, che hanno subito un danno irreparabile nel corso degli ultimi decenni a causa del riscaldamento climatico. L’ottava edizione del Forum Italiano di Scienze della Terra, che si è svolto a Torino, è stata la vetrina dove è stato dedicato spazio a questa tematica. Gli argomenti affrontati sono stati quelli legata alla sostenibilità e ruolo delle geoscienze nell’affrontare tematiche fondamentali per il presente e il futuro del nostro Pianeta.
Il periodo oggetto delle analisi sui ghiacciai è quello compreso dal 1982 al 2006: nell’arco di questi 24 anni si è verificato un arretramento inesorabile dei fronti ghiacciati, tanto che i volumi sono diminuiti del 37%, le estensioni del 16%. L’elemento ancor più significativo è dettato dal fatto che addirittura il 4% totale di estensione sia andata erosa tra il 2003 ed il 2006, con un contributo non da poco derivante in particolare dal caldo feroce da record dell’estate di 8 anni fa. Questa forte riduzione dei ghiacciai è partita proprio subito dopo l’inizio degli anni ’80, mentre a fine anni ’70 questo trend aveva subito una temporanea inversione.
La relazione del professor Carlo Baroni non lascia adito a dubbi, in quanto oltre ai dati sono stati presentati diversi documenti fotografici a corredo. La vita di un ghiacciaio è stata paragonata al bilancio di un’azienda, in quanto ciò che entra e proporzionale a quel che esce: le precipitazioni in inverno e la temperatura in estate influiscono in questa sorta di ‘dare-avere’, che rappresenta il principale meccanismo di crescita-ritirata del ghiacciaio. Baroni ha evidenziato come in questa situazione sarebbe importante che la raccolta di dati fosse costante e omogenea sul territorio, ma ciò invece non succede a causa della scarsità di fondi. Ciò pone l’Italia dietro alla Francia ed alla Svizzera in merito all’avanguardia sul sistema di raccolta dati.
Cosa attendersi per il futuro? Sulla base delle proiezioni non si avrebbero grossi mutamenti di questo quadro così nefasto e ciò potrebbe pertanto avere delle grosse ricadute sull’agricoltura e sulla produzione d’energia elettrica. In sostanza si andrebbe verso un ulteriore arretramento dei fronti e della riduzione delle volumetrie. E’ stato peraltro messo in evidenza come si potrebbe giungere ad una riduzione totale entro il 2050 del ghiacciaio dell’Adamello, il più grande d’Italia. Si tratta solo di un’eventualità sulla base di riscontri attuali, lungi però dal diventare un dato di fatto, in quanto il quadro può anche modificarsi notevolmente con i cicli climatici.