Molti “meteomen” sovente, per velocità di linguaggio e più rapida comunicazione, associano le due masse d’aria in un’unica denominazione: Aria Polare.
Più spesso, quasi nella totalità dei casi, sentiamo parlare di “aria polare”, mentre nella realtà, in riferimento alle proprietà e provenienza della stessa, si tratta di aria artica.
D’ora in poi, con tutte le sue varianti del caso, potremmo classificarla come :
– APM (aria polare marittima)
– AP (aria polare)
– AAM (aria artica marittima)
– AA (aria artica)
L’aria “polare marittima” trae le sue origini da zone polari o sub polari che evidenziano un alto scambio termico, tra superficie e quota di raffreddamento (avvezione polare). Questa è spesso contrassegnata, nella sua fase di avanzamento, da un non marcatissimo “disegno del fronte”. Fronte freddo che separa l’aria più fredda (post frontale) da quella più mite (ante frontale).
Nel caso che tale origine sia “spostata” verso le regioni oceaniche più settentrionali, potremmo definirla come: APM. Mentre se la sua “identità” trae “spunto” da regioni polari, con un flusso che si presenta meridiano, l’aria in questione viene più comunemente definita come: AP.
Quindi possiamo pensare che la differenza, sostanziale, sta sia nelle caratteristiche verticali della colonna d’aria “attribuibile” (umidità e spessore dell’aria); sia nella sua relativa “provenienza d’origine” (percorso che l’aria compie per arrivare a destinazione).
Per meglio comprendere quali possono essere le salienti differenze, considerando che l’aria artica viene considerata come un “sottocampo” dell’aria polare, possiamo andare ad esaminare cos’è l’aria artica (AA).
Aria Artica:
Essenzialmente viene posta una netta linea di demarcazione tra AP e AA.
Questa trova sede nella struttura che si evidenzia nel “fronte artico”. Spesso il fronte artico si mostra molto più marcato del “fronte polare”, durante il semestre freddo, palesandosi alle quote molto più basse ove rimane influenzato, nel suo percorso originario, sia dalla copertura nevosa delle zone continentali, sia dall’estensione dei ghiacci sull’Oceano Artico.
Di qui scaturisce la normale definizione tra le due masse d’aria in questione. Mentre l’aria polare, o continentale polare, si evince da una gradiente termico più basso (meno fredda) e di provenienza (origine) più meridionale; quella “artica” mostra una struttura più compatta e certamente più “gelida”.
Tale suddivisione, tuttavia, rimane pressoché impossibile da tracciare attraverso una chiara linea di demarcazione, tra AP e AA, quando tale avvezione viene misurata ai livelli della troposfera.
Le due masse d’aria, a tali quote, risultano praticamente di identica “espressione” termica.