L’ondata di maltempo atlantico si è conclusa con nuova neve sulle zone alpine ed appenniniche, compresa alle quote prospettate nei giorni addietro.
Un impulso freddo da est, sopraggiunto poche ore prima dell’ultimo cavo d’onda da nord-ovest, ha permesso delle precipitazioni nevose in Piemonte a quote basse; sorprendente episodio di burrasca temporalesca sulle aree tirreniche.
Nel Lazio si sono avvicendati forti fenomeni sia nel romano che nel frusinate, con diversi alberi caduti e/o rami spezzati, fulminazioni e grandinate, quest’ultime anche di grossa entità.
L’origine di questa dinamica, più comune al periodo autunnale compreso tra Settembre/Ottobre è da ricercarsi nella disposizione barico-sinottica.
La saccatura atlantica ha attivato importanti correnti umide poiché la sua discesa ha abbracciato anche la fascia più interna, con asse depressionario disposto da nord-ovest verso est; questa inclinazione ha permesso una azione pre-frontale davvero intensa che è meglio definire come una vigorosa linea di convergenza.
Il passaggio, seguito successivamente dall’aria fredda, ha innescato moti verticali intensi (spiegate anche le grandinate) ed un consecutivo crollo dello zero termico e delle temperature, con quota neve che nella notte/mattina di Martedì è scesa intorno ai 900/1100m sull’Appennino Centrale.
Oggi notiamo i subitanei effetti di un promontorio anticiclonico che verrà facilmente scalzato dalla discesa di aria da est; l’alta pressione muoverà verso nord quasi ad intendere la formazione di un blocking atlantico/scandinavo ma la realtà, seppur ancora confusa, sembra tendere verso uno spanciamento ad opera della forte azione del VP (Vortice Polare) canadese.
Non possiamo essere certi di questa configurazione ma date le disposizioni teleconnettive appare evidente e saggio propendere per una normale parentesi fredda senza possibilità di creare un canale preferenziale alle correnti polari.
Purtroppo i valori di NAM, ENSO-,MJO ed AO rendono vani i tentativi di ondulazione rossbyana e non facilitano un netto rallentamento del getto sub-tropicale; anzi, proprio l’azione dei promontori sub-tropicali o dell’azzorriano con matrice africana viene promossa da questo pattern teleconnettivo.
Può ancora essere possibile una disposizione più favorevole nei prossimi giorni ma la posizione del core del VP e la vivacità ritrovata del comparto canadese propendono assolutamente per una assenza di blocchi duraturi.
Il massimo che ci viene concesso è dato da questa effimera elevazione alto-pressoria, accostabile ad uno Scandinavian Pattern molto debole; grazie a codesta sinottica giungerà aria fredda e non sarà un chimera rivedere la neve a quote basse al centro-sud, possibile anche per via delle risalite umide da sud-ovest e sud-est e dall’azione convettiva marina.
Vedremo se la fase finale di Febbraio saprà cambiare le carte in gioco; bastano pochi accorgimenti per ottenere un finale d’inverno più interessante e dinamico.