Il destino meteo del nostro Paese, in questo primo scorcio d’inverno, appare fortemente legato a doppio filo con l’andamento dell’anticiclone atlantico: il possente blocco anticiclonico era stata infatti una pedina essenziali per portare il grande gelo sull’Italia nella fase centrale di mese. Non appena il blocking atlantico è andato in crisi al largo del Portogallo, ecco che anche il gelo si è ritirato dal Mediterraneo lasciando strada a correnti più miti atlantiche.
La tenuta del blocco anticiclonico di natura atlantica va facilmente in crisi sulla porzione dell’Atlantico alle nostre latitudini, ove facilmente riescono così ad inserirsi aree cicloniche, successivamente convogliate verso il Mediterraneo. Da tutto ciò è dipeso anche il periodo straordinariamente piovoso di quest’autunno-inizio inverno.
Non conosce invece crisi la parte del dominio anticiclonico tra la Groenlandia e l’Islanda, che limita la ingerenze del ramo canadese del Vortice Polare ed impedisce alla circolazione atlantica di poter davvero recitare un ruolo da protagonista sul Continente Europeo, a parte temporanee sortite principalmente sulle nazioni occidentali. Fatte queste doverose premesse, l’attenzione è ora tutta puntata sull’evoluzione di inizio gennaio, quando non a caso dovrebbe ricompattarsi il ponte anticiclonico dal Medio Atlantico fino alla Groenlandia.
La ricostruzione del blocking atlantico, con massimi barici attesi sulle Isole Britanniche, in parziale spinta verso la Penisola Scandinava darà così avvio ad una nuova retrogressione di correnti fredde dalle alte latitudini europee: si avrà probabilmente modo di attingere dal vasto serbatoio rigido mai andato via dal comparto baltico-scandinavo.