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Anticiclone delle Azzorre e siccità, è colpa della Niña?

di Ivan Gaddari
09 Mar 2012 - 09:34
in Senza categoria
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anticiclone delle azzorre e siccita e colpa della nina 22747 1 1 - Anticiclone delle Azzorre e siccità, è colpa della Niña?
L’argomento merita ulteriori approfondimenti e cercheremo di spiegarlo, in tal sede, in modo semplice e coinciso. Anzitutto è necessario comprendere il ruolo dell’Alta delle Azzorre nel regolare le condizioni meteorologiche in Europa con particolare riferimento al bacino del Mediterraneo. E’ risaputo che la piovosità nelle stagioni autunnali, estive e primaverili è legata all’avvento delle perturbazioni Atlantiche. Una condizione determinata dal posizionamento della grande struttura anticiclonica nel comparto oceanico di propria pertinenza, ovvero a livello dell’arcipelago delle Azzorre.

Durante la stagione Estiva, invece, il centro d’azione sale in latitudine con successiva espansione verso est e conseguente interessamento del Mediterraneo centro occidentale. E’ quel che accadeva in un passato non troppo remoto, quando l’Estate era caratterizzata da belle giornate di sole e un caldo mai troppo eccessivo. Col passare degli anni abbiamo assistito ad una modifica sostanziale dell’impianto configurativo, che ha visto prevalere un’altra figura Anticiclonica: la Subtropicale. Meglio conosciuto come l’Anticiclone Africano, si differenzia dalla struttura altopressoria oceanica perché supportata da masse d’aria caldo-umida provenienti dall’entroterra Sahariano.

Il meccanismo che regola, o regolava, l’espansione o la contrazione dell’Alta delle Azzorre è relativamente semplice. E’ innescato dalle differenze termiche (gradiente termico) fra le calde zone tropicali ubicate a sud della struttura anticiclonicca e quelle più fredde posizionate a nord della stessa. Durante la stagione invernale, in condizioni “normali”, il gradiente è più accentuato e ciò comporta una contrazione Anticiclonica. Viceversa, in Estate il gradiente diminuisce e si ha l’espansione altopressoria verso nordest.

A questo punto entra in gioco la Niña. Si tratta di un fenomeno ciclico che si esplica tramite un raffreddamento anomalo delle acque equatoriali superficiali dell’Oceano Pacifico. La diminuzione delle temperature superficiali è nell’ordine di pochi gradi, è vero, ma è quanto basta a far sì che le influenze climatiche non si limitino a scala locale ma abbiano evidenti ripercussioni a livello Planetario. Il raffreddamento oceanico, difatti, si trasferisce ai piani bassi dell’atmosfera (troposfera) attraverso il collegamento esistente tra idrosfera e atmosfera.

La Niña attuale vide la luce negli ultimi mesi del 2010 e soltanto nelle ultime settimane sono apparsi i primi cenni di indebolimento. Le proiezioni confermano la conclusione del fenomeno tra i mesi di Marzo e Maggio 2012 ed è probabile che pian piano si possa assistere ad un cambio circolatorio sostanziale che potrebbe sfociare in una seconda fase primaverile decisamente fresca e instabile. Riprendendo il discorso inerente il meccanismo di contrazione ed espansione dell’Anticiclone delle Azzorre, è importante sottolineare che importanti studi scientifici hanno confermato un’espansione del raffreddamento della troposfera sino alle basse latitudini, ovvero nelle regioni poste a sud rispetto alla posizione d’origine dell’Alta Pressione. Tutto ciò non fa altro che contrarre il gradiente termico alla base degli spostamenti della struttura.

A tal proposito è stato osservato che a cavallo tra il 1988 e il 1990, quando si verificarono stagioni invernali estremamente secche in diversi Paesi dell’Europa occidentale e del Mediterraneo, la Niña svolse un ruolo fondamentale nel raffreddamento dell’aria a contatto con la superficie equatoriale dell’Oceano Pacifico. Si tratta di elementi indiziari che portano a ritenere quella attuale come una fase tipica degli episodi di Niña più importanti. La buona notizia, quindi, è che il fenomeno in fase di assorbimento dovrebbe sbloccare la circolazione atmosferica e nei prossimi mesi si potrebbe assistere al ritorno delle perturbazioni Atlantiche nel cuore del Mediterraneo. La speranza, ovviamente, è che gli effetti non abbiamo ripercussioni deleterie sull’andamento della stagione estiva.

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