La temperatura media registrata nel gennaio 2008 dall’AWS (stazione automatica) di Dome Argus permette di svolgere alcune considerazioni sul clima antartico; in particolare, potrebbe fornire qualche risposta circa il tema dell’andamento termico correlato alla quota. L’esperienza derivante da oltre cinquant’anni di osservazioni sul Plateau Antartico, infatti, non ha ancora definitivamente chiarito se il raffreddamento adiabatico sia lineare rispetto al crescere dell’altitudine, oppure esista un limite oltre cui si generi un’inversione termica.
Le ricerche sovietiche durante l’Anno geofisico internazionale (1957-’58) misero in luce, in primo luogo, come il gradiente termico verticale tendesse a diventare superadiabatico in relazione alla distanza dalla costa. Prendendo a riferimento le temperature rilevate nella calotta a 12 metri di profondità e stabilendo come riferimento la base costiera Mirny (Aver’yanov, pp. 31-32), si ottennero i seguenti risultati (in seconda colonna la distanza da Mirny, in terza la quota, in quarta la temperatura di profondità, in quinta il gradiente / 100 m rispetto a Mirny):
Mirny | 0 km | 40 m | -8,7 °C | — |
---|---|---|---|---|
Pionerskaya | 375 km | 2.741 m | -39,4 °C | -1,1 °C |
Vostok I | 640 km | 3.252 m | -47,4 °C | -1,2 °C |
Komsomolskaya | 860 km | 3.540 m | -53,9 °C | -1,3 °C |
Vostok II | 1.410 km | 3.488 m | -57,3 °C | -1,4 °C |
Analizzando poi l’attenuarsi del gradiente orizzontale, dato dalle differenze di temperatura a intervalli di 100 km (il gradiente è minimo fra Komsomolskaya e Vostok II: -0,6 °C / 100 km), si giunse alla conclusione per cui Vostok II stava nell’area più fredda del Plateau Antartico (Aver’yanov, p. 33). Tale assunto fu ribadito grazie alle misurazioni effettuate lungo la tratta fra la base Sovetskaya (3.662 m) e il Polo dell’Inaccessibilità (Polyus Nedostupnosti: 3.732 m): quando si valicò quota 4.000 m (in un punto a 1.693 km da Mirny), a profondità comprese fra i 12-20 m la temperatura risultò di -53,5 °C. Si suppose quindi che a quell’altezza esistano fenomeni atmosferici tali da promuovere la distruzione dell’inversione termica, impedendo un più forte raffreddamento rispetto ad aree situate a quote inferiori. Si fece anche rilevare che il Polo dell’Inaccessibilità non mostrava valori minori di quelli rilevati a Vostok II e a Sovetskaya (Zakiev, p. 315). Stante queste ricerche dunque, la regione più fredda del Plateau Antartico si situerebbe intorno ai 3.500 m e a circa 1.500 km dalla linea costiera.
In contrasto con tali conclusioni, da più parti si afferma che Dome Argus, ovvero la massima elevazione del Plateau Antartico (4.084 m nel punto in cui è collocata l’AWS australiana; 4.093 m secondo misurazioni compiute da una spedizione cinese il 18 gennaio 2005), sia il luogo in cui le temperature raggiungono i valori più bassi della Terra. Tant’è che nel sito internet dell’Australian Antarctic Division si legge che dalla stazione automatica ci si attende di registrare il nuovo record mondiale del freddo, attualmente detenuto da Vostok II (-89,2 °C il 21luglio 1983).
In effetti gli studi sovietici, per quanto corroborati da alcuni dati sul campo, in buona parte si fondano su presupposti teorici che non sono mai stati ritenuti conclusivi. In un documento elaborato dalla Chinese Arctic and Antarctic Administration in cui è contenuto il progetto della Dome A Station, che dovrebbe diventare operativa nel 2010, si fa cenno a una temperatura media annua che, nel 2005, avrebbe raggiunto i -58,4 °C; va chiarito, però, che né i cinesi, né gli australiani, hanno finora pubblicato dati che ne consentano la verifica. Quanto alla temperatura minima, per gli australiani Dome Argus ha registrato -82,5 °C (27 luglio 2005), secondo i cinesi -82,3 °C. In ogni caso, queste stesse fonti giustificano il mancato sorpasso di Vostok II conseguenza del riscaldamento globale e, dato l’attuale contesto climatico, non esitano a classificare Dome Argus come il polo del freddo terrestre.
La sensazione, scorrendo i documenti cinesi, è che sia in atto una sorta di propaganda tesa a giustificare l’investimento economico necessario per la realizzazione della base, propaganda che punta tutte le sue carte su un affascinante record del mondo che Dome Argus potrebbe garantire. Ma, senza scomodare l’effetto serra, vanno notati alcuni dati di fatto. Il 27 luglio 2005 a Vostok II la temperatura minima si è fermata a -80,6 °C: un valore superiore, quindi, a quello di Dome Argus; il 7 agosto successivo, però, Vostok II ha raggiunto i -85,4 °C mentre Dome Argus, nel corso della stagione, non ha più toccato la soglia dei -80 °C. Il 3 settembre 2007 la minima a Dome Argus è stata di -81,4 °C mentre, il giorno successivo, a Vostok II di -81,3 °C; nell’occasione, però, la base più fredda è risultata l’italo francese Concordia con -81,9 °C (3 settembre) che, dei tre siti, è quello situato alla quota inferiore (3.233 m).
Nel quarto anno di attività dell’AWS di Dome Argus, quindi, le certezze cinesi, almeno in fatto di temperature estreme, non paiono corroborate dai dati. Prima di trarre conclusioni definitive, tuttavia, resta da capire quale sia l’andamento dei valori medi nella regione più elevata del Plateau Antartico.
Bibliografia:
V.G. AVER’YANOV, Temperature conditions of the snow cover in the interior regions of Antarctica, in Soviet Antarctic Expedition, vol. I, pp. 29-33, Amsterdam, 1964.
K.Y. ZAKIEV, Distribution of mean annual air temperatures in East Antarctica, in Soviet Antarctic Expedition, vol. I, pp. 316-317, Amsterdam, 1964.
Referenze internet:
www.aad.gov.au
www.chinare.gov.cn