Le analisi Ensemble del 20 gennaio suggerivano l’abbandono del freddo al Sud Italia contemporaneamente alla prima vera ondata di freddo intenso dell’anno sulle Alpi e sulla Pianura Padana. Un freddo persistente e significativo, non certo storico, ma che avrebbe dovuto portare le temperature di pochi gradi sotto i valori medi di punta che si registrano ogni anno. Contemporaneamente intense nevicate avrebbero potuto impossessarsi a larga scala sulle pianure.
A parte il rialzo termico al Sud Italia, niente di tutto questo è accaduto. Le temperature sono state (in libera atmosfera!) di quasi 20°C più alte del previsto. Il tempo perturbato si è comunque avuto, e la sciroccata non ha ovunque imposto fin da subito la pioggia. Pioggia che è finalmente arrivata anche sulle Alpi Nord-Occidentali, sulle stesse una abbondante nevicata si è riversata mediamente al di sopra dei 1200m, con zero termico in costante ascesa tra sabato e lunedì. Ma la quota neve è stata assai variabile in funzione dell’orografia e della predisposizione ai venti di scirocco. Così alcune nevicate si sono avute anche su pianure o zone litorali poco solite a tale fenomeno. Un tempo bizzarro e volubile.
Assodato questo, siamo di fronte ai primi veri errori previsionali di questa stagione. Vediamo quale può esserne la causa.
Notiamo dal 27 gennaio una maggiore influenza dell’alta dinamica atlantica, posizionata sulle isole britanniche. Situazione piuttosto anomala, sovente in grado di portare tempo moderatamente freddo sull’Italia, dove i venti sono orientali. Ma è mancato da Est il previsto rinforzo dell’Anticiclone Russo, nemmeno si sono avuti moti antizonali. Viceversa si è instaurato un forte richiamo di scirocco, grazie ad una depressione che dalla Penisola Iberica ha raggiunto l’Africa. Da qui la depressione ha interessato con miti correnti da Sud-Est il Mediterraneo.
Le influenze del continente africano sono in genere limitate alle stagioni intermedie, in inverno quanto successo è da considerarsi anomalo.
Lo scenario, nella sua portata calda e umida, è stato delineato solo pochi giorni prima dai modelli, stravolgendo le tendenze elaborate in precedenza. Perché, quindi, questo errore?
Come abbiamo indicato già nella prima uscita di questa rubrica, il grande continente supporta meno punti di osservazione, ovvero meno valori iniziali per i modelli numerici. Quindi, quando il tempo è influenzato dall’Africa, è meno anomalo attendersi marcate instabilità nelle previsioni a medio-lungo termine.
Nei prossimi giorni le influenze africane dovrebbero mancare, quindi proviamo a riprendere la normale analisi di ciò che ci aspetta in futuro.
Periodo 4-7 febbraio 2006
L’anticiclone britannico non si schioda dalla sua inconsueta posizione; anzi, forma un nuovo asse di Woejkoff con l’anticiclone polare-siberiano. Il consueto asse è sempre da NE a SW. Insomma, dopo lo scompiglio africano, si riparte da dove si era rimasti. L’Italia meridionale e orientale rappresentano la destinazione finale di questa avvezione di aria continentale.
Le temperature diminuiscono di circa 15-20°C sulle regioni nord-orientali, appenniniche e sud-orientali, adriatiche. Una marcata diminuzione, meno sensibile, interessa anche le regioni tirreniche, le Alpi centro-occidentali e relative pianure. Qui il contributo atlantico dell’alta pressione è più determinante. Viceversa sullo Ionio si forma una depressione probabilmente accompagnata da nevicate a quote molto basse.
Non si esclude un iniziale fenomeno di stau continentale anche sulle Alpi Occidentali, ma finora con questo tipo di tendenza non si è ancora avuto: non cede infatti l’anticiclone sub-tropicale a Ovest delle Alpi. La possibilità quindi è solo da segnalare, avendo bisogno di molte conferme.
Ovunque però termina il periodo molto mite che stiamo vivendo in questa settimana che ci accompagna verso febbraio.
Periodo 8-15 febbraio 2006
Eccoci nel periodo olimpico!
Il flusso caldo in quota dell’anticiclone atlantico abbandona finalmente le Alpi Occidentali. L’anticiclone delle Azzorre torna in pieno Atlantico, mentre sulla Scandinavia si riforma il Vortice Polare. Venti quindi da N sull’Italia. Ad un possibile föhn sulle Alpi si alterna un spiccata instabilità sul Mediterraneo, con possibili depressioni sulle regioni peninsulari italiane. Aria moderatamente fredda di origine polare-marittima (ed in parte forse continentale) scende fino sulle Alpi, dove le temperature diminuiscono.
Temperature in possibile aumento al Sud, dove eventuali depressioni potrebbero sancire rapidi ritorni del freddo.
Periodo mediamente più freddo anche per le Alpi Occidentali, föhn permettendo.
Venti a circolazione ciclonica, da Nord sui versanti occidentali della nostra penisola.
Riepilogo
Il tramonto dell’imprevista fase mite vede un rapido ritorno di correnti continentali su alcune regioni italiane, le stesse già altre volte soggette a tali influenze nel corso di questo inverno; segue un periodo (più freddo a Nord delle Alpi) influenzato da venti settentrionali.