PAESAGGI D’ALTA QUOTA dalle sembianze estive La sostanziale assenza di precipitazioni nevose, nel corso dell’inverno, si palesa in modo sempre più evidente sui settori alpini e soprattutto prealpini del settore orientale, dove peraltro questa prima parte di marzo non ha portato nessuna novità, in quanto persiste un trend costantemente siccitoso senza traccia delle perturbazioni atlantiche. L’anticiclone si alterna a qualche momentanea incursione instabile da nord o nord/ovest, mentre la breve fase perturbata della scorsa settimana non è stata capace di sfondare verso il Mediterraneo. La partenza troppo anticipata del caldo primaverile è un danno ulteriore che va a contribuire alla riduzione ulteriore degli accumuli già così scarsi.
Di recente, abbiamo sottolineato come la crisi stagionale del turismo bianco in montagna sia stata proprio causata in gran parte dalla poca neve caduta, seppure sostituita in molti impianti dall’innevamento artificiale. In merito a questi scenari di grave deficit di neve, fanno eccezione solo i versanti più settentrionali dell’Arco Alpino e qualche settore di confine (soprattutto l’Alto Adige). Le maggiori criticità riguardano in particolare le Dolomiti e le Alpi Carniche, specie i versanti meridionali dove in genere al di sotto dei 1500 metri si possono trovare al più solo delle tracce isolate di neve. In media le precipitazioni nevose cadute sono state inferiori localmente del 60-70% rispetto a quelle standard, come confermato di recente per il Veneto dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Si tratta di zone notoriamente piovose in particolare con i flussi perturbati sud-occidentali, che sono invece totalmente mancati negli ultimi mesi.