CALMA DI VENTO e anticiclone, stretti alleati degli inquinanti L’importanza del vento e della pioggia sono strategici in funzione degli inquinanti, perchè ne favoriscono la dispersione nell’aria o l’adagiamento al suolo (effetto pioggia). Quando c’è l’alta pressione in genere si ha una forte inversione termica, soprattutto in inverno. Se l’inversione termica riguarda solo gli strati più bassi prossimi al suolo, allora gli inquinanti raggiungono soglie allarmanti, perché l’altezza di rimescolamento è generalmente connessa alla quota del primo strato d’inversione in atmosfera, identificato come la quota massima fino alla quale gli inquinanti si diluiscono.
Sono diversi i tipi d’inquinanti monitorati costantemente per la qualità dell’aria: in questo periodo anticiclonico invernale i maggiori problemi derivano dal cosiddetto PM10 (il particolato sospeso, definito anche come polveri sottili). Di cosa si tratta? Il PM10 è caratterizzato da varie specie di particelle aerodisperse: polveri, pollini, materiali inorganici e, nelle aree urbane, il materiale particolato è più variegato perché comprende i residui delle lavorazioni industriali, dell’usura dell’asfalto e dei materiali delle automobili, con particolare rilievo soprattutto alle emissioni di scarico, in particolare quelli dotati di motore diesel.
Gli ultimi riferimenti normativi stabiliscono dei valori limite per la protezione della salute umana, in quanto si rischiano danni soprattutto alle prime vie aeree respiratorie. La media giornaliera delle concentrazioni di PM10 non deve superare il valore di 50 µg/m3 per più di 35 volte per anno civile. La media annuale delle concentrazioni di PM10 non deve superare il valore di 40 µg/m3. A causa di questo lunghissimo periodo anticiclonico, è stato già bruciato in diverse città il bonus massimo di giorni limite entro i quali non si deve superare il valore di 50 µg/m3 di PM10: si tratta di Brescia, Milano e Monza, mentre Lucca, Bergamo, Torino e Mantova con 32, 31, 29 e 28 giorni di superamento si apprestano a essere presto fuorilegge.
Chiaramente questo problema riguarda dunque soprattutto le zone padane, con Milano a fare da capobanda di quest’aria terribilmente insalubre. Una domanda viene spontanea: la situazione è peggiorata negli ultimi anni oppure no? Considerando la continua espansione urbana, verrebbe da pensare di sì. In realtà, con riferimento proprio a Milano, andava molto peggio 20-30 anni fa come possiamo apprezzare dal grafico qui a lato, almeno riguardo il particolato (che tuttavia non è certo l’unico agente inquinante): il decremento delle concentrazioni di polveri totali (di cui i PM10 sono circa l’80-85 %) è attribuibile al trasferimento delle industrie, alla riduzione delle emissioni di inquinanti primari (ossidi di zolfo e ossidi di azoto) ed al rinnovo del parco auto circolante.