Abbiamo scelto di dedicare un approfondimento al fenomeno dei temporali perché dopo quelli isolati delle scorse settimane, nei giorni venturi dovremo sopportare improvvisi acquazzoni e i colpi rumorosi dei tuoni. Non ovunque, è ovvio, sappiamo infatti che le manifestazioni temporalesche si sviluppano facilmente in quelle aree ove il riscaldamento del giorno esercita tutto il suo potenziale.
Le zone interne, o prossime alle montagne, sono soggette ad un riscaldamento maggiore della superficie. L’aria in prossimità del suolo diventa più calda, perde peso e tende a risalire in quota. Durante l’ascesa si raffredda e l’umidità contenuta al suo interno condensa formando le classiche nubi a sviluppo verticali o torreggianti.
E’ evidente che affinchè possa formarsi un temporale tutto ciò non basta. La massa d’aria deve essere abbastanza umida e se instabile ancor meglio. Susstino alcuni indici, in meteorologia, che consentono di stabilire l’eventuale formazione di una cella temporalesca. Uno di questi è il CAPE, indicato in figura attraverso una scala numerica-colorimetrica. Ma cos’è di preciso?
Si tratta di un indice termodinamico che indica la quantità di energia potenziale disponibile al fenomeno della convezione. L’unità di misura è joule/kg (J/kg). Volendo essere un po’ più precisi, la si può definire come la quantità d’energia di sollevamento a disposizione nella porzione di superficie presa in esame. Maggiore è la differenza termica tra l’atmosfera circostante e la superfice osservata, maggiore sarà il CAPE e conseguentemente l’accelerazione verticale delle particelle d’aria in essa contenute.
Vi sono dei valori di riferimento, che ci consentono di stabilire se in quell’area verranno a crearsi le condizioni ideali alla formazione del temporale:
– CAPE minore 500: assenza di temporali
– CAPE da 500 a 1000: possibilità di isolati temporali
– CAPE da 1000 a 2000: temporali abbastanza probabili
– CAPE maggiore 2000: temporali forti abbastanza probabili; possibili tornado
Nella mappa che alleghiamo, relativa alle ore 15Z del 21 marzo, si evince come in molte aree della dorsale appenninica vi siano valori compresi tra 500 e 1000, con punte di 1200/1400 joule/kg. Significa che nelle zone osservate potrebbero svilupparsi temporali più o meno vivaci, ma è bene specificare che l’esatta ubicazione non è assolutamente possibile trattandosi di fenomeni sì intensi, ma su scala locale.