Un tempo i nostri avi costruivano le abitazioni e le vie in tal maniera per creare piacevoli correnti d’aria, per contrastare la calura dell’estate, che non è un evento nuovo dei giorni nostri.
E mentre quando ero giovincello, il climatizzatore lo trovavo quando mi recavo in banca, dove facevo passare chi mi seguiva nella file, per usufruire del fresco artificiale, oggi il fresco è sempre più alla portata della tasca del cittadino ed anche io ne faccio utilizzo al bisogno.
D’inverno al freddo ci si può proteggere in varie maniere, dal caminetto, alla stufa, all’impianto di riscaldamento, al climatizzatore, ma soprattutto un ruolo determinante viene soddisfatto dal corretto abbigliamento.
D’estate il caldo, specie se afoso, è difficile da contrastare, specie se si lavora in ufficio con giacca e cravatta, oppure la notte nell’appartamento surriscaldato dal sole diurno, e se apri la finestra di aria non ne passa e si trascorre il sonno in dormiveglia, in attesa della brezza che non vuole venire.
Il caldo è un fenomeno atmosferico normale nella stagione estiva, ma quando raggiunge elevati livelli, le nostre case, i nostri sistemi di vita, ce lo fanno sentire anche peggiore di quello che è.
Qualche tempo fa parlavo con una persona che per motivi di lavoro è dovuta andare a vivere in Pakistan. Si era portata dietro sua mamma. Con la primavera in quella regione dell’Asia, la calura diviene opprimente, di giorno si misurano temperature superiori ai +45°C e l’umidità dell’atmosfera cresce progressivamente.
Gli europei che ci vanno per lavoro sono costretti a vivere blindati in atmosfera climatizzata. La mamma della nostra amica dovette tornare precipitosamente in Italia, per non perire in quella calura a cui non era di certo abituata.
E si, però le persone del posto convivono con queste temperature, che per loro sono normali, ed ogni anno soffrono adeguando lo stile di vita al clima caldo.
Non sappiamo se si muore anche da quelle parti dal caldo, se i decessi nella stagione più calda crescono, ma che fare, loro ci sono abituati….
In Europa e America si vive il caldo come un’emergenza: i consumi di energia elettrica crescono ogni estate, le famiglie si adeguano al caldo con l’acquisto sempre più frequente del climatizzatore.
Diciamocelo, da noi il caldo non è una reale emergenza, specie nelle ultime settimane. Il climatizzatore costa relativamente poco, consuma pochissimo, e si dice che non inquina (ma, non va ad aria) e poi riscalda d’inverno.
Siamo nella civiltà del benessere, anche se non tutti vivono nello stesso modo.
Qualche giorno fa leggevo che il senatore (non vorrei sbagliar persona e stato) dell’Arizona ha chiesto al Governo Federale sovvenzioni per il flagello caldo che investe da settimane quella regione. Si chiedono aiuti al pari di una drammatica ondata di gelo.
In effetti nella zona si sono misurate temperature atroci, tra i +45°C ed i +50°C, uguali a quelle delle pianure del Tigri e dell’Eufrate, in Iraq.
Sono perplesso, ma domando, alla fine non conviene che gli ingegneri costruiscano case adatte a disperdere calore estivo?
Si progettano abitazioni calde, per godere i pochi mesi dell’inverno al tepore. ma d’estate si patiscono le pene dell’inferno.
Insomma, si stava meglio quando si viveva peggio.