Lo studio, condotto da un team di ricercatori comprendente tra gli altri esperti dell’Istituto Cooperativo della North Carolina State University, del National Climatic Data Center del NOAA (NCDC), dell’Istituto di ricerca sulla Desertificazione e dell’University of Wisconsin-Madison, indica un aumento del 20/30% nell’intensità e nella quantità di precipitazioni su vaste porzioni del Nord Emisfero. Il tutto, se il tasso di emissione in atmosfera dei gas serra non dovesse decrescere, accadrebbe entro la fine del 21° secolo.
“Abbiamo quasi la certezza che le piogge, che in molte regioni dell’Emisfero settentrionale sono già estreme, diventeranno ancora più intense. L’atmosfera fornirà quella quantità d’acqua in più – sotto forma di vapore – che servirà per alimentare questi eventi”, ha dichiarato Kenneth Kunkel, Ph.D., docente ricercatore senior presso il CICS-NC e coordinatore dello studio.
Il documento ha esaminato tre fattori che ci danno il valore massimo di precipitazione in qualsiasi area geografica: l’umidità contenuta in atmosfera, i moti verticali e i venti orizzontali. Il team ha esaminato i dati dei modelli climatici per comprendere come un costante aumento delle emissioni di gas a effetto serra potrebbe influenzare il massimo potenziale di pioggia. Si è notato che mentre i moti verticali delle masse d’aria e i venti orizzontali non subirebbero variazioni significative, l’umidità aumenterebbe di un 20-30%.
I risultati di questo rapporto potrebbero fornire dati essenziali per quei parametri utilizzati dai gestori delle risorse idriche, dalle assicurazioni e da imprese o enti che studiano il rischio idrogeologico dovuto a eventi precipitativi con tempi di ritorno ultra decennali. Gli ingegneri, ad esempio, utilizzano i valori di precipitazione massima per la progettazione di opere idrauliche come dighe, briglie, canali sotterranei e bacini di raccolta.
“La nostra prossima sfida è tradurre questa ricerca in valori che possano servire a livello locale e regionale, utilizzabili per l’identificazione dei rischi e per la prevenzione di eventi catastrofici. I risultati di questo studio, e di altri simili, potrebbero rivelarsi essenziali per gli ingegneri e altre figure specifiche che si occupano di progettazione, pianificazione e difesa del suolo”.