Se Napoleone avesse vinto la battaglia di Waterloo, cosa sarebbe ora dell’Europa? E se Hitler avesse conquistato rapidamente l’Unione Sovietica, non disperdendo le sue forze in quelle lontane terre, saremmo ora governati dai nazisti?
Per ogni evento storico potremmo porci domande di questo tipo: e se…?
Sì, la storia è decisa spesso da singole persone, da decisioni coraggiose o tragici errori, da intuizioni geniali o pessime idee.
Ma… non tutto è così semplice. Forse non in ogni occasione è l’uomo l’artefice del suo destino.
E’ possibile che all’ascesa di Napoleone abbia contribuito l’Islanda e la sua caduta vada ricercata in una lontana isola del sud-est asiatico, per la precisione a causa di due enormi eruzioni vulcaniche, quelle del Laki e del Tambora.
E’ possibile che l’avanzata Nazista sia stata frenata sul fronte russo da una serie di inverni terribilmente gelidi, ben più freddi rispetto alla media climatica.
E’ possibile, in sostanza, che il clima sia un fattore storico decisivo, fin dai primordi.
Fin da quando alcune scimmie abbandonarono le foreste e si avventurarono nelle estese savane… e conquistarono il mondo.
Probabilmente fu importante il continuo saliscendi climatico nel favorire gli uomini della specie sapiens-sapiens, estremamente adattabili, nei confronti dei cugini neanderthaliani. Fu decisivo il clima nel costringere le popolazioni a spostarsi in luoghi sempre nuovi, fu il freddo a rendere temporaneamente raggiungibile le Americhe attraverso lo stretto di Bering, ad obbligare le popolazioni “barbare” assetate da infinite siccità e carestie a spostarsi in Europa ponendo fine all’impero Romano.
Ma andiamo per ordine, cerchiamo di capire quanto duro possa essere il clima anche nella solitamente mite Europa, facciamo un viaggio nel tempo di ventimila anni nel passato, noi curiosi paleoclimatologi.
20.000 anni fa l’Europa era nel pieno dell’era glaciale, iniziata circa 55000 anni prima: i ghiacciai si estendevano enormi sui continenti.
Solo negli ultimi 2 milioni di anni si sono succedute 5 ere glaciali, intervallate da brevi periodi interglaciali, compreso quello attuale.
Alla più antica, denominata Donau, sono seguite quella di Gunz, Riss, Mindel e l’ultima, chiamata Wurm.
Se potessimo guardare dall’alto l’Europa di quel lontano periodo, rimarremmo sconvolti.
I ghiacci coprivano l’Europa settentrionale con uno spessore anche di chilometri.
La massa glaciale copriva l’Inghilterra, la Germania e la Scandinavia, spingendosi ad occidente fino al 50° parallelo, mentre ad oriente il limite saliva verso nord a causa della povertà di precipitazioni, scomparendo quasi nella Siberia Orientale. I ghiacci marini nel periodo invernale scendevano fino alla latitudine 48° N. Anche l’Italia faceva i conti con il ghiaccio, le Alpi erano coperta da ghiacciai che modellavano le valli e raggiungevano spessori anche di 1800 metri. In compenso il livello dei mari era molto più basso di quello attuale e la Pianura Padana in pratica si estendeva fin quasi al Gargano.
Terribili erano le condizioni climatiche che le popolazioni di allora dovevano affrontare. Nei mesi invernali nell’Europa Centrale fin alla Pianura Padana si posizionava un anticiclone di natura termica che portava ad avere temperature inferiori anche ai 40 gradi zottozero, e le medie termiche dei mesi invernali probabilmente scendevano fino a -20°C.
Le precipitazioni quasi sicuramente erano molto scarse ed il flusso perturbato era costretto a spingersi decisamente verso sud, probabilmente spostandosi verso il Mediterraneo meridionale ed apportando intense precipitazioni anche in zone oggi aride come il deserto del Sahara.
L’acqua presente al giorno d’oggi nelle oasi sahariane, è il ricordo di quella lontana abbondanza.
Osserviamo ora una cartina rappresentante una simulazione della copertura nevosa ai tempi della piccola era glaciale.
Possiamo notare l’estesa copertura nevosa e glaciale che si estendeva anche nell’Atlantico settentrionale. L’intenso effetto albedo favoriva il raffreddamento di quelle zone. La Gran Bretagna era unita dalla lingua glaciale al continente Europeo, grazie anche al livello marino bassissimo.
Ecco di seguito le temperature medie al suolo di 21mila anni fa.
Si tratta di una stima fornita da una simulazione climatica ricavata da un software della Nasa, piuttosto precisa nel descrivere le temperature continentali ma sicuramente carente nel rappresentare le temperature degli oceani tropicali, forse un po’ troppo alte.
Il nord Italia aveva temperature medie annuali comprese fra i +2 ed i +4 gradi, in pratica di circa 10 gradi inferiore al giorno d’oggi.
Ecco ora il dettaglio delle temperature presenti nel cuore dell’inverno, il gelo era padrone dell’Europa con medie inferiori ai -20°C nel centro del continente, l’isoterma 0°C raggiungeva la Sicilia, mentre la pianura padana era costretta ad affrontare temperature medie anche inferiori ai -10°C, perciò 12-13 gradi in meno della media attuale.
Ecco, per concludere le simulazioni che abbiamo a disposizione, le temperature medie estive.
Il gelo persisteva nell’Europa settentrionale a causa della presenza dei ghiacciai.
In Italia le medie estive al nord erano approssimativamente di 12-13 gradi, nuovamente una decina di gradi inferiore a quella attuale, mentre in Sicilia appena si raggiungeva una media di 20 gradi.