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Nel medio termine, colate artiche dovrebbero riversarsi su Europa occidentale e Marocco

di Michelangelo Nitti
31 Gen 2005 - 19:34
in Senza categoria
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Mappa GFS d'analisi della circolazione nord emisferica. Fonte: https://grads.iges.org/pix/hemi.fcst.html.
Nella terza decade di questo mese si è accentuato notevolmente il processo di “meridianizzazione” del flusso zonale, con frequenti “wave breaking”.
Vortici freddi sub-polari, delocalizzati a latitudini sempre più basse, hanno insistito e continuano ad insistere, soprattutto sulla porzione centro-orientale del continente europeo e del Mediterraneo, sull'”east coast” nord-americana, su Estremo Oriente e contiguo Oceano Pacifico.
Ragguardevole è stato soprattutto lo sviluppo della grande onda planetaria quasi stazionaria nord atlantica che ha prodotto, tra l’altro, temperature eccezionalmente elevate su Groenlandia e Islanda, con copiose piogge fuori stagione sulla Groenlandia meridionale.

Fluendo al disotto d’intensi “blocking” siberiani, la corrente a getto del fronte polare, accoppiandosi con quella sub-tropicale, ha trasportato un treno di sistemi perturbati anche intensi a latitudini anormalmente basse, attraverso il Medio Oriente, le regioni himalayane, l’India settentrionale e la Cina meridionale. Poi, i “jet streams”, intensificati da discontinuità termiche, hanno investito le medie latitudini dell’intero Oceano Pacifico. “Westerlies” particolarmente forti, associati a notevole attività baroclina, hanno imperversato soprattutto nel settore centro-occidentale di quell’oceano, dove più marcata era la “thermal boundary” tra l’aria fredda di una “low” insistente tra le coste orientali dell’Asia e il Pacifico occidentale e un robusto anticiclone sub-tropicale posizionato sul Pacifico occidentale.
Gran parte delle correnti a getto attraversavano, indebolendosi gradualmente, la porzione settentrionale dell’onda di Rossby semi-stazionaria a ridosso delle Rocky Mountain. Questo promontorio anticiclonico, alimentato da “forcing” orografico e da fenomeni di risonanza con le altre onde planetarie, era contrassegnato da carattere estremamente baroclino nel settore settentrionale, che veniva così attraversato dal flusso perturbato pacifico, diretto principalmente verso il Canada occidentale.
Alcune perturbazioni, che si muovevano lungo un ramo meridionale e secondario dei “jet streams” provenienti dal Pacifico, facevano visita, di tanto in tanto, alle coste della California e al Messico nord-occidentale.

Adesso, nel comparto pacifico, si sta manifestando un notevole eccitamento d’onda di Rossby.
Nella media e alta troposfera, una grande onda anticiclonica mobile sta attraversando l’Oceano Pacifico centrale, propagandosi verso le alte latitudini; ma i forti “westerlies” in uscita dall’Asia, associati ad una vivace attività ciclonica, tendono a tagliarla alla base.
In questo modo, nel Nord Pacifico, verrà di nuovo alimentato il persistente “blocking” che insiste in quell’area dai primi giorni di gennaio. Il blocco anticiclonico, ora in fase di temporanea attenuazione, tenderà ad irrobustirsi e ad amalgamarsi con altre figure analoghe, derivate cioè da “cut-off” anticiclonico, presenti sull’Oceano Artico e alle alte latitudini del continente asiatico.

Alle quote medie e alte della troposfera boreale, nel breve termine, si assisterà ad una temporanea scomparsa del “blocking” anticiclonico nell’Artico, mentre dovrebbero persistere anticicloni bloccanti su gran parte della Siberia, collegati al “blocking” nord pacifico attraverso “assi di Woejkoff”.
Nel medio-lungo termine, sembra destinato a ristabilirsi il “blocking” artico, in seguito a “cut-off” anticiclonico di una vivace protusione meridiana della persistente e intensa onda planetaria atlantica.
Il vigoroso anticiclone bloccante atlantico, collocato in questo momento presso le coste occidentali europee, è destinato a traslare, con moto retrogrado, verso il settore centrale dell’Atlantico. Ciò, sia a causa di un’ulteriore attenuazione delle correnti occidentali in uscita dal Canada, sia per l’influenza delle dinamiche stratosferiche.

L’incremento dell'”E-P flux” e la persistenza dei robusti anticicloni oceanici stanno determinando un’intensificazione dei disturbi nella circolazione stratosferica, con ulteriore stiramento del vortice polare, ora nettamente ellittico, e tendenza a parziale, temporaneo, “split” nella bassa stratosfera. Nella media e alta stratosfera si dovrebbe manifestare una temporanea scissione del vortice intorno al 6 febbraio.
L’asse maggiore del VP si allunga dall’Europa orientale al Nord America occidentale e, insieme ai due anticicloni, continuerà a ruotare lentamente in senso orario, incoraggiando la traslazione retrograda del promontorio atlantico troposferico.

Nella media e alta troposfera, il promontorio anticiclonico bloccante, ben radicato sulle acque anormalmente calde (soprattutto alle alte latitudini) dell’oceano che bagna l’Europa, è associato ad un’estesa anomalia di geopotenziale di oltre 250 m a 500 hPa, tra i 50 e il 60 gradi di latitudine. Alle alte latitudini è pulsante in senso meridiano ed è attraversato, di tanto in tanto, da vortici freddi che si distaccano dalla profonda depressione sub-polare in quota, situata sull’Arcipelago Canadese, per poi precipitare, sottoforma d’imponenti colate artiche, sul nostro continente.
Notevole è la spinta di questo “ridge” verso il settore asiatico dell’Artico, prevista per il 6-8 febbraio dal modello GFS, cui farà seguito un’altra protusione anticiclonica a partire da un promontorio anticiclonico che si andrà sviluppando sugli Urali.

Le continue alimentazioni dei blocchi anticiclonici in quota alle alte latitudini dovrebbero favorire, anche nel medio-lungo termine, la dislocazione dei vortici freddi sub-polari a basse latitudini. Inoltre, si dovrebbero ancora sviluppare lunghe saccature dirette verso le latitudini temperate, con temporanee digressioni fino alle regioni sub-tropicali.
Nel medio termine, le colate artiche che continueranno a scendere sul fianco orientale del “blocking” atlantico, dovrebbero essere dirottate verso l’Europa occidentale e il Marocco per la graduale retrocessione del “blocking” stesso.
Nel lungo termine, secondo il modello di previsione GFS, il promontorio atlantico s’irrobustirà e si porterà nuovamente sul settore centro-orientale dell’oceano. Di conseguenza, masse d’aria d’origine artica dovrebbero riversarsi sul Mediterraneo centrale, tornando a visitare la nostra, già troppo raffreddata, penisola.

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