Si rincorrono pareri contrastanti sulla reale necessità di questa chiusura degli spazi aerei in diverse zone d’Europa. Secondo le compagnie aeree la precauzione è eccessiva e viene contestata la linea rigida, in quanto le ceneri vulcaniche sarebbero al momento pressoché innocue per i velivoli, tesi che sarebbe stata provata attraverso alcuni voli test con tecnici volontari a bordo.
Una notizia recentemente battuta dalle agenzie d’informazione segnala invece come una caccia militare della Nato, passato in zona dell’atmosfera contaminata dalle ceneri vulcaniche, abbia subito qualche danno con “residui vetrosi” che sarebbero stati rinvenuti nelle turbine dell’aereo. La settimana scorsa due F18 dell’aviazione finlandese avevano subito danni analoghi. Entrambi erano riusciti ad atterrare senza particolari problemi ma i loro motori hanno dovuto essere sottoposti a costose riparazioni.
Lo scontro insomma è apertissimo ed il caos regna sovrano, in quanto vengono a scontrarsi interessi contrapposti, in primo piano quello degli elevatissimi e crescenti danni economici a livello globale, i quali avrebbero già superato quelli provocati dal disastro aereo delle Torri Gemelle di New York dell’11 Settembre 2001.
Questa confusione è derivante dall’assenza di studi scientifici realmente approfonditi sul rischio reale rappresentato dalle ceneri vulcaniche, a seconda della tipologia di elementi chimici o delle minore o maggiore densità di tali polveri nell’atmosfera. Al tempo stesso gli aerei non prevedono nella loro progettazione un apparato che possa prevenire totalmente dai rischi d’impatto con le polveri vulcaniche. La tutela della sicurezza delle persone deve per forza stare al primo posto, quindi se non vi sono garanzie totali il blocco degli spazi aerei appare comprensibile, per quanto possa apparire una misura esagerata o troppo rigida.
Il fattore meteorologico ha avuto un ruolo decisivo in questo scenario così esasperato: d’altronde, è stato considerato eccezionale che i venti in quota abbiano sospinto con tale costanza i fumi vulcanici verso il cuore dell’Europa, sebbene il moto delle correnti spesso e volentieri, procedendo da ovest verso est, porti le masse d’aria dall’Islanda verso le nazioni europee.
Questo è quello che sta accadendo da diversi giorni e che, con tutta probabilità continuerà a protrarsi anche nel corso di questa settimana, in attesa di un cambiamento fra 7-8 giorni, quando sull’Europa Centro-Meridionale si instaurerà un campo d’alta pressione, mentre una depressione forte nord-atlantica dovrebbe spingere gli eventuali fumi vulcanici a nord o nord/est, insomma al di fuori del contesto europeo.