La stagnazione anticiclonica, che abbraccia un’ampia fetta del comparto euro-mediterraneo, si appresta ad espletare i suoi ultimi respiri: da tempo andiamo dicendo che si tratta di un’alta pressione eccessivamente fragile, peraltro ulteriormente soffocata proprio su parte del Mediterraneo Centrale dalla presenza di una goccia fredda che sta condizionando il meteo sulle regioni meridionali dell’Italia.
Non ci vorrà dunque una grande impresa da parte del flusso perturbato atlantico per penetrare sul cuore dell’Italia, ove peraltro l’intero scenario risulterà ulteriormente compromesso dall’apporto non trascurabile di masse d’aria artica. Ma verifichiamo le cause del previsto peggioramento, che partono molto da lontano a seguito delle vicende che attualmente movimentano le grandi onde planetarie: dobbiamo infatti focalizzare l’attenzione verso la zona “depressa canadese”, ove attualmente sta agendo un profondo vortice derivante dall’aggancio dell’ex uragano Igor.
Quest’area di bassa pressione, nel lento spostamento verso est, tenderà ad imprimere una forte spinta anticiclonica meridiana in Aperto Atlantico, nei dintorni dell’Islanda e a latitudini ancor più alte: tale elevazione anticiclonica creerà i presupposti ideali per lo sprofondamento di una saccatura nordica proprio sul cuore dell’Europa e che troverà terreno ideale per incidere fin sul Mediterraneo, ove la palude barica verrà dissolta e si svilupperà una probabile ciclogenesi secondaria, sinonimo di maltempo.
Naturalmente, per i dettagli in merito alle dinamiche perturbate dell’Italia tutto dipenderà dalla collocazione e dall’entità del cosiddetto minimo barico italico nei bassi strati: qualche proiezione modellistica propende per la tipica “bassa pressione genovese”, mentre altri ritengono probabile una traiettoria più meridionale del vortice ciclonico, in spostamento dalla Sardegna verso il Tirreno Centrale. Quel che è appare certo è che l’evoluzione depressionaria sui mari italiani sarà capace di catturare parte di quell’aria artica che scenderà sull’Europa Centrale fino alle zone alpine, con inevitabile calo termico di rilievo su gran parte del nostro Paese.