Sin dalle prime ore successive all’immane tragedia che aveva colpito l’intero sud-est asiatico una voce diventata man mano sempre più dettagliata ci poneva davanti a un fatto nuovo e per alcuni versi preoccupante: molti ricercatori affermavano che il terremoto che si era generato in Asia aveva inclinato l’asse di rotazione terrestre.
Affermazione molto vaga questa, anche perché era espressa prima in mm (2mm) e successivamente in cm (6cm), e non in gradi come un’inclinazione dovrebbe essere espressa.
Ma al di là dell’imprecisione dell’unità di misura utilizzata, vediamo cosa può esserci di vero in questa notizia e quali sono le implicazioni climatiche che un evento del genere avrebbe se fosse confermato.
Dobbiamo partire, come al solito, spiegando qualcosa riguardo la fisica della terra. La terra, come tutti sappiamo, ha una forma quasi sferica, leggermente schiacciata verso i poli, essa ruota attorno a un asse inclinato rispetto all’eclittica di 23.5°. Noi sappiamo però che l’asse di rotazione terrestre non ha sempre avuto questa inclinazione e soprattutto che insieme al moto di rivoluzione attorno alla stella Sole, e rotazione attorno al proprio asse, la terra subisce anche una rotazione del proprio asse.
Per capire i motivi per i quali questa rotazione dell’asse avviene dovremo scomodare ancora una volta le leggi fisiche; pensiamo alla terra come una trottola e supponiamo che invece di subire, come avviene per la trottola, la forza di gravità, essa subisca, come in realtà avviene, la forza di attrazione solare. Come ci è capitato da bambini di osservare, la trottola nella sua rotazione non descrive una normale rotazione sul proprio asse, ma, condizionata dalla sua forma, più larga al centro e via via più stretta alla estremità inferiore, essa descrive un moto di rotazione “dondolante”; questo particolare moto dipende infatti dal suo continuo cambiamento del suo asse, che descrive un moto conico.
Tutto ciò avviene anche sulla terra, cioè l’asse terrestre condizionato dall’attrazione dei corpi celesti più vicini (Sole, Luna e Giove) tenderebbe a inclinarsi, ma questa inclinazione viene compensata dalla rotazione terrestre, che però determina un moto conico dell’asse terrestre. Questa rotazione descrive un ciclo completo in 24000 anni, quindi ogni 12000 anni abbiamo la cosiddetta inversione degli equinozi. A questo moto di rotazione bisogna aggiungere varie complicazioni: in primis la Luna subisce anch’essa un moto conico del proprio asse che si ripercuote sul moto conico dell’asse terrestre increspandolo. Inoltre, ed è questo quello che ci interessa, l’inclinazione dell’asse non è costante ma varia fra i 22° e i 25° con un periodo di 40000 anni.
Questa variazione dell’inclinazione dipende dall’attrazione dei pianeti più vicini a noi, in primis Sole, Luna e Giove. Naturalmente l’attrazione dei pianeti è una forza esterna, e in principio una forza interna, come quella dei terremoti, non dovrebbe condizionare l’inclinazione dell’asse; ma una diversa distribuzione della massa sulla terra, provocato in effetti da un fenomeno così epocale come il sisma appena accaduto, potrebbe in linea di principio provocare un riassestamento del centro di massa terrestre e anche dell’asse di rotazione, che sembra, da calcoli fatti dal Centro geodetico di Matera, pari appunto a 6cm.
Ecco che arriviamo all’altro problema dell’unità di misura: 6cm dovrebbero costituire l’arco descritto dall’asse nella sua deviazione, dunque così si spiega l’unità di misura lineare e non angolare; quindi per saper di quanti gradi si è inclinato l’asse dovremmo impiantare una proporzione fra arco descritto dall’asse in seguito al terremoto, circonferenza terrestre e 360°. A seguito di calcoli abbastanza semplici avremmo un valore dell’ordine di 10^-9 gradi, un’inezia, che poi raffrontati con il periodo impiegato dall’asse a passare da 22° a 25° che è di 40000 anni, ci dicono che il sisma in realtà ha accelerato il periodo di 40000 anni solo di 2,62 giorni. In termini assoluti un’inezia, ma un’enormità se si pensa che si sono esplicati in pochi secondi.
Dal punto di vista climatico possiamo dire che siamo più vicini alla prossima glaciazione di 2,62 giorni, ma che la strada è ancora molto lunga. Infine diciamo che anche il giorno si è accorciato ma anche in questo caso l’accorciamento è tanto piccolo che non assume alcuna entità a livello climatico. Insomma tanti spunti di riflessione sulle affascinanti dinamiche planetarie ma mi sento di dire alcuna implicazione in ordine all’assetto climatico del nostro pianeta.