L’azione di blocco dell’Anticiclone oceanico, in slancio meridiano fin sull’Islanda, sta consolidando la discesa di correnti polari-marittime sul Vecchio Continentale. Un’ampia costruzione depressionaria si estende dalla Penisola Scandinava al Mediterraneo Centrale ed è alimentata dal fiume di correnti gelide, costrette a gettarsi a basse latitudini anche grazie alla concomitante presenza di un campo di pressioni medio-alte sul Circolo Polare Artico.
Una serie di perni depressionari raggruppa l’intera saccatura, ma il motore centrale resta posizionato in vicinanza delle coste nord-occidentali norvegesi, laddove si annida la parte più consistente di quel che resta del Vortice Polare, dilaniato dalle alte pressioni polari, formatesi a seguito del fortissimo riscaldamento della Stratosfera. Non è un caso che il grande gelo continua ad aggredire le località più settentrionali della Norvegia, ove i termometri in qualche zona sono scesi, la notte scorsa, al di sotto dei -30°C.
Gli apporti d’aria gelida in moto verso le latitudini mediterranee traggono origine da tale motore freddo e la traiettoria portante dell’aria polare è garantita dall’Anticiclone oceanico in elevazione verso nord, che ha costituito uno sbarramento alle miti correnti oceaniche. Quest’oggi le correnti fredde d’origine artica ha fatto pienamente ingresso sui mari italiani, in seno ad un’area depressionaria, attualmente in scivolamento lungo il Mar Adriatico.
Come in ogni irruzione artico-marittima degna di nota, gli abbassamenti termici di maggiore portata interessato le zone montuose, in particolare le vette dell’Arco Alpino e dell’Appennino Settentrionale (-23°C al Pian Rosa, 3500 metri d’altezza, -17°C sul Cimone, a quasi 2000 metri d’altezza). Alle quote più basse della troposfera la propagazione del freddo avviene più lentamente e principalmente con l’ausilio delle precipitazioni sotto forma di rovescio.
La penetrazione della parte più avanzata delle correnti fredde, associate al transito della depressione, ha comportato un importanza di diffusi rovesci temporaleschi irregolari sul Centro-Sud, che attualmente vanno concentrandosi tra il Basso Tirreno ed il Basso Adriatico, privilegiando le zone marittime ove i contrasti termici sono inevitabilmente più accentuati. Si è trattato di precipitazioni spesso grandinigene fin sulle zone costiere, ma l’intensità dei rovesci ha portato la neve a fare la propria comparsa fino a quote piuttosto basse non solo sui settori centrali adriatici (più esposti con le Marche in prima linea), ma anche sul Lazio.
La grandine è caduta in maniera notevole questa mattina anche su Roma, con la neve che ha imbiancato le zone più alte dei Castelli Romani. In alcune zone della Capitale è caduto del graupel, che è un tipo di precipitazione sferica, caratterizzata dall’incontro del cristallo di neve con goccioline sopraffuse allo stato liquido.
Ora il vortice depressionario sta scivolando verso sud/est con l’epilogo della fase frontale a beneficio dell’avvezione fredda a tutte le quote, che determinerà nelle prossime ore neve fino a quote ancora più basse su tutte le zone centrali adriatiche. La prevista disposizione barica inizierà a far tracimare l’aria fredda nei medi-bassi strati da oriente, con un miglioramento in affermazione sui versanti tirrenici centro-settentrionali.