Il Sole, la nostra Stella che ci fornisce di luce, energia, e calore, indispensabili per la presenza della vita sulla Terra, è una grande centrale nucleare ad idrogeno, estremamente stabile nell’emissione di radiazioni, anche se, talora, presenta degli improvvisi e lievi cambiamenti nella sua fase di attività.
Nella storia del clima, ancora non si è fatto chiarezza su come tali deboli cambiamenti (che non interessano più del 2% della radiazione totale emessa), possano influenzare il clima del nostro Pianeta, o anche degli altri Pianeti del nostro Sistema Solare.
Nel passato, infatti, abbiamo avuto cambiamenti climatici epocali, passando da un clima ovunque tropicale durante il Giurassico, ad un clima invece glaciale nel corso del Quaternario.
Tali cambiamenti climatici potrebbero essere stati causati da una variazione importante dell’energia emessa dalla nostra Stella, ma potrebbero essere dovuti anche ad altre cause intrinseche al nostro Pianeta.
Basti pensare alla deriva dei Continenti, con la formazione di una calotta glaciale spessa alcuni chilometri su Groenlandia ed Antartide, oppure alla formazione delle Catene Montuose in grado di alterare la circolazione generale dell’atmosfera.
Per l’arrivo delle Glaciazioni, sembrerebbero determinanti anche i moti posseduti dal nostro Pianeta, dei quali il più importante è la variazione dell’orbita ellittica dello stesso attorno al Sole, in grado di far variare la percentuale di radiazione solare in arrivo sulla Terra.
Tuttavia ci sono dati che dimostrano che variazioni anche piccole dell’intensità della radiazione solare possano avere effetti di grande portata sul nostro Pianeta, amplificati forse da qualche fattore che è al momento sconosciuto.
Sappiamo, ad esempio, che durante due fasi accentuate di minimo solare, dette “Minimo di Sporer” e “Minimo di Maunder” (quest’ultimo caratterizzato da assenza di macchie solari per quasi un ottantennio), nel ‘400 e nel ‘600, sfociarono in un importante raffreddamento climatico, caratterizzato da una serie di inverni rigidissimi sul Continente Europeo, e da un’avanzata dei ghiacciai di tutto il Globo.
Osservando la serie di osservazioni sul numero di macchie solari, nel periodo compreso tra il 1650 e il periodo attuale, notiamo che il Sole attraversa fasi di maggiore e di minore attività, con periodicità circa undecennale, ma con cicli di lungo periodo nel quale la Stella è più o meno attiva.
L’esame del numero medio annuo di macchie solari, ottimo indicatore di un Sole in fase di attività, mostra dei periodi di Sole maggiormente quiescente (ad esempio nel primo ventennio dell”800, caratterizzato da grande freddo e massimi di avanzata dei ghiacciai alpini), e periodi di grande attività (come nell’ultimo cinquantennio del XX Secolo, caratterizzato da temperature in crescita sul nostro Pianeta).
Sulla base di queste considerazioni, alcuni scienziati si sono azzardati a mettere in dubbio il riscaldamento planetario dovuto alle attività umane, sostenendo che esso influenza solo in minima parte un riscaldamento che ha origini naturali.
Tuttavia in questo non esiste certezza, il solo fatto accertato è che le temperature globali sono nettamente aumentate a partire dal 1850, e con maggiore velocità negli ultimi decenni.
L’ultimo ciclo solare ha toccato un massimo nell’anno 2000, ed attualmente il Sole sta attraversando una fase di minimo piuttosto pronunciata.
Dal 31 Dicembre ad oggi il numero di macchie osservato è stato molto modesto, ed è attualmente pari a zero, come ben visibile dal grafico allegato.
Ancora vi sono incertezze riguardo al prossimo massimo che sarà raggiunto nel 2012.
Il centro di Boulder, nel Colorado, prevede due possibilità, quella del raggiungimento di un massimo di attività pronunciato più elevato di quello dell’anno 2000, oppure quello di un massimo decisamente inferiore, anche se più lento a decadere.
Le incertezze sono legate alle numerose incertezze intrinseche nella Fisica Solare, la nostra Stella deve ancora essere ben conosciuta, soprattutto nei suoi cicli di attività pluridecennali.
Tuttavia, negli ultimi due decenni, si è evidenziato un aumento termico sorprendente sull’atmosfera di Marte, praticamente contemporaneo all’aumento termico terrestre.
Osservando le temperature globali terrestri misurate via satellite, notiamo la presenza di due mesi consecutivi molto freddi, il Dicembre 2007 ed il Gennaio 2008, che hanno riportato degli scarti termici, rispettivamente, di -0,06°C e di -0,18°C rispetto alla norma 1979-2008, che rappresenta il bimestre più freddo, per il nostro Pianeta, dall’anno 2000.
Potrebbe essere questo un “segnale” dell’influenza della ridotta radiazione solare sul clima della Terra, tuttavia esistono molte incertezze, in quanto il clima globale è estremamente complesso, e vari fattori interagiscono tra di loro, “mascherando” così le possibili influenze solari.
Tuttavia, la variazione di radiazione solare è modesta, e lo è stata anche nei periodi della “Piccola Età Glaciale”, tanto da far pensare all’esistenza di meccanismi, ancora sconosciuti, che amplificano gli effetti di questa piccola diminuzione della quantità di radiazione in arrivo sul nostro Pianeta.