In epoche storiche, tal isolamento l’ha preservata dalle incursioni dei popoli da nord, mentre la vocazione agricola della gente del luogo ha potuto rafforzarsi giorno dopo giorno in una terra fertilissima, ricca del limo dei corsi d’acqua. In tale umidità si sono potute realizzare colture intensive e, persino le risaie che esigono un clima caldo ed umido.
La Val Padana patisce e soffre per i monti che gli stanno attorno, rallentano la ventilazione che altrimenti sarebbe sostenuta come succede più a nord.
D’inverno, quando si instaura un regime di Alta Pressione, la circolazione atmosferica decelera, nei bassi strati si ferma. Di notte, dai monti viene giù aria fredda per le inversioni termiche, le brezze si affievoliscono, l’umidità della terra si trasferisce nell’aria ed il vapore si condensa in foschie e nebbie.
Con l’avvento della Civiltà industriale, ma sopratutto quella del consumismo, la produzione di sostanze inquinanti è cresciuta in modo esponenziale, mentre i cambiamenti climatici che si fanno sentire in tutto il Pianeta, hanno concorso ad un peggioramento della qualità dell’aria: la diminuzione delle giornate di neve e pioggia invernale, l’aumento delle radiose giornate di sole, in un contesto crescente della produzione di agenti inquinanti, le cui polveri sono sollevate dalle auto e che rimangono per molto tempo sospese nell’aria. In tal contesto non giova di sicuro il poco vento, l’assenza della pioggia e neve invernali, perciò si creano tra le condizioni climatiche meno ideali in una regione così densamente popolata.
E’ valido sostenere che l’inquinamento padano è accresciuto dal suo clima, dalla scarso riciclo dell’aria presente nei bassi strati di città, paesi, campagne, dove ogni giorno transitano milioni di auto, camion e pedoni.
Circa trenta anni fa la Val Padana veniva oppressa dalle forti e persistenti nebbie, c’è stato persino chi paventava, per favorire la circolazione atmosferica nei bassi strati, l’abbattimento del Passo del Turchino in Liguria. D’altronde in Liguria il vento non manca quasi mai. Era una teoria poco credibile e provocatoria, non risolutiva al problema. Con gli anni è cambiato il tipo di agenti inquinanti, è diminuita la piovosità invernale ed i giorni di nebbia sono calati. Non c’è smog, ma ci sono le invisibili e malefiche polveri.
La nebbia non è stato un problema solo della Val Padana: Londra l’ha sconfitta modificando le abitudini dei suoi cittadini, dopo che si erano avute nel post evento bellico del secondo conflitto mondiale, periodi di smog assassino (dicembre 1952), con giorni di assenza totale di vento ed un tal tasso di inquinamento da essere letale per l’uomo e molti animali.
In Val Padana si dovrebbe tenere in considerazione del suo particolare clima e programmare una seria riduzione degli agenti inquinanti. La mia non è solo retorica, in varie città padane si vive molto sopra i livelli di pericolo, eppure si fa sempre troppo poco per programmare un serio cambiamento. I tumori, i problemi respiratori ed allergici crescono, i corsi d’acqua sono inquinati ed il Po, il grande fiume è ben lungi da essere utilizzato per refrigerarsi come un tempo nelle sue spiagge.