Nel primo articolo abbiamo introdotto il concetto di clima affinché il lettore possa averne ben chiara la differenza con il tempo atmosferico e ne possa cominciare a percepire il significato intellettuale e scientifico del termine.
A partire da questo articolo affronteremo la materia introducendo inizialmente nozioni di climatologia generale che talvolta dovranno essere affiancate anche da nozioni di carattere matematico – statistico al fine di preparare il terreno per poter affrontare tematiche di affascinante interesse legate all’applicazione pratica dei concetti fin qui esposti in via puramente descrittiva.
Lo scrivente è certo che questa è la strada corretta da percorrere affinché possa essere stimolata la reale percezione del clima in colui che vuole muovere i primi passi nella climatologia allo scopo di acquisire le tecniche di base per un corretto trattamento, ed una altrettanta corretta interpretazione, dei dati climatologici.
Il secondo concetto da acquisire, fondamentale per ogni tipo di approccio in analisi climatologiche, è rappresentato dalle cosiddette categorie climatiche.
E’ esperienza comune confrontare i dati meteorologici ed i fenomeni del tempo atmosferico verificatisi quotidianamente su località diverse, così come è piuttosto comune trovare concordanze e discordanze, più o meno accentuate, nei valori registrati e negli eventi osservati.
Tuttavia, se prendiamo ad esempio due località distinte e ne estendiamo la nostra osservazione ed il nostro confronto ad un arco temporale piuttosto significativo, possiamo rintracciare alcune regolarità in queste concordanze e discordanze, che ciclicamente tendono a conservarsi e ad essere rispettate.
Tale fenomeno rappresenta una peculiarità di natura climatica che deve trovare conferma nel confronto fra i due quadri di indici e correlazioni meteo – statistiche che rappresentano i rispettivi climi, qualora si proceda ad una analisi matematico – statistica del clima.
Prendendo ad esempio due luoghi geograficamente vicini, ma ben differenziati orograficamente, (una località di pianura ed una località di montagna) noteremo che i dati registrati dalle rispettive stazioni meteorologiche mostrano valori sensibilmente diversi nel campo della temperatura, della precipitazione, del vento, e così via.
Queste differenze appaiono molto variabili ed accentuate nel corso della giornata ma ad un osservatore critico non sfuggirà di certo il fatto che tendono comunque a raggrupparsi statisticamente intorno a valori piuttosto significativi e meritevoli di approfondimento, tali da metterci in condizione di esprimere empiriche regole climatiche, come ad esempio la diminuzione di temperatura con la quota, l’aumento di precipitazioni con la quota, l’aumento dell’intensità del vento con la quota, ecc…
Al tempo stesso il confronto fra i due climi mostra anche delle evidenti ed inconfutabili concordanze, ad esempio nel regime termico e pluviometrico, in quanto la serie delle medie mensili della temperatura e dei totali di precipitazione, pur essendo significativamente diversi nei valori, mostrano andamenti simili dovuti all’appartenenza delle due località ad una stessa area o regione climatica entro la quale le differenze nei valori rivestono il ruolo di episodi strettamente legati alla natura orografica della zona.
Parleremo in questo caso di omogeneità climatica.
Dopo aver avanzato i concetti di regione climatica ed omogeneità climatica introduciamo una suddivisione dei climi in categorie basata sull’estensione delle aree che sotto qualche profilo possano considerarsi climaticamente omogenee, fatto salvo il minuzioso dettaglio derivante dalla diversa natura orografica presente all’interno di ogni categoria climatica.
Una considerazione appare doverosa prima di elencare la suddivisione, cioè quella di non confonderla con i tipi climatici definiti dalle classificazioni climatiche basate sui valori degli elementi che vengono presi in considerazione per formare i quadri meteo-statistici rappresentativi di ciascun clima.
Macroclimi : sono rappresentati da tutti quei climi che occupano grandi porzioni della superficie terrestre coperta dalle terre con estensioni il cui ordine di grandezza varia, indicativamente, da un milione a diverse decine di milioni di chilometri quadrati. Un esempio scolastico può essere rappresentato dai macroclimi delle note cinque zone in cui la geografia astronomica suddivide il nostro pianeta : due polari, due temperati, ed uno torrido equatoriale. Ovviamente all’interno di essi esistono varie differenziazioni dovute a fattori di natura geografica, come la vicinanza al mare, la differente distribuzione delle terre emerse rispetto agli oceani, la presenza di catene montuose, ecc…, e di natura strettamente legata alla circolazione generale dell’atmosfera, anche se i fattori che maggiormente influenzano la formazione di macroclimi sono di natura cosmica quali :
– il movimento di rivoluzione e la durata del periodo di illuminazione ;
– il movimento diurno di rotazione ;
– l’incidenza dei raggi solari e la forma sferica della terra.
I fattori di natura geografica, di seguito elencati, sono invece i principali responsabili della differenziazione su scala mesoclimatica :
– distribuzione delle terre e dei mari ;
– distanza dal mare ;
– il rilievo e l’esposizione topografica;
– i laghi;
– i caratteri del suolo;
– la vegetazione;
– l’uomo come fattore climatico.
Mesoclimi : rappresenta sicuramente la categoria meno definita e la più complicata ad un inquadramento sistematico, ma rappresenta anche il punto di partenza per ogni tentativo di suddivisione di un territorio in regioni climatiche (ogni regione climatica sarà rappresentante di un distinto mesoclima). Le dimensioni, puramente indicative, possono variare fra un migliaio e molte centinaia di migliaia di chilometri quadrati. I mesoclimi non sono assolutamente da confondere con l’oggetto delle climatologie regionali, anche se spesso e volentieri possono occupare aree di dimensioni simili, in quanto esse hanno il compito di definire e studiare i vari climi che, nella pluralità, si ritrovano all’interno di una regione politica o geografica. A differenza, i mesoclimi risultano tali solo se conservano un carattere unitario, proprio e distinguibile. Se per i macroclimi appare meno complicato individuarne i confini territoriali, per i mesoclimi la difficoltà principe risiede nell’oggettiva complicatezza di operare una separazione accettabile fra dominio interno e spazio esterno, tale da definire le condizioni al contorno ed individuarne l’omogeneità climatica. Due sono i metodi che si possono seguire. La prima strada consiste nell’affrontare con modelli matematici alcuni casi particolari, ma di estrema importanza, di climatologia dinamica a dimensioni mesoclimatiche (ad esempio la ciclogenesi sottovento alle Alpi). La seconda, maggiormente scolastica e primitiva, appartiene al campo dell’indagine statistica e si sviluppa sui dati climatici dedotti dai rilevamenti di gruppi di stazioni meteorologiche con l’obiettivo di individuare l’esistenza, l’entità ed i confini di eventuali omogeneità climatiche, attraverso l’identificazione di diversi climi locali in grado di evidenziare le cosiddette distanze climatiche. Queste sono definite in vari modi e si propongono di rappresentare, per l’appunto, una misura quantitativa della diversità globale fra due climi locali. Tale misura viene determinata per tutte le coppie di stazioni che è possibile formare ed il risultato finisce per configurare un’area per la quale tutte le distanze climatiche fra coppie di stazioni interne sono minori di tutte le distanze climatiche fra coppie di stazioni, una interna e l’altra esterna. Se l’area è abbastanza vasta da includere molte stazioni della rete climatica, essa può essere considerata sede di un mesoclima. L’obiettivo del primo futuro articolo di carattere pratico, cioè di applicazione tecnica delle metodologie fin qui descritte, sarà non tanto questo difficile lavoro di ricerca di un mesoclima ma piuttosto di verifica di appartenenza di diverse stazioni ad uno stesso mesoclima o regione climatica, dandone per acquisita l’esistenza.
Climi locali : vengono chiamati climi locali quelli determinati mediante l’analisi dei dati di un’unica stazione meteorologica, rappresentativa delle condizioni climatiche prevalenti nell’area circostante, che nel caso specifico, difficilmente può superare il migliaio di chilometri quadrati. D’altra parte non deve nemmeno essere troppo ristretta in quanto, in mancanza del requisito di rappresentatività della zona circostante, la stazione finisce per descrivere solamente se stessa. A livello applicativo lo studio dei climi locali si conduce attraverso l’analisi meteo – statistica dei dati di una stazione meteorologica, rilevati per un periodo sufficiente di tempo. Questo sarà oggetto di approfonditi futuri articoli.
Microclimi : un microclima è l’insieme delle caratteristiche fisico – statistiche che i vari elementi climatici abituali assumono in un’area ristretta avente confini ben definiti. Ciò che definisce un microclima non è generalmente un determinato insieme di valori e di rapporti fra gli elementi (temperatura, precipitazione, vento, ecc…), ma il complesso delle diversità territorialmente configurate. L’area occupata da un microclima può variare da un centinaio di chilometri quadrati fino a pochi metri quadrati. I microclimi sono per lo più delle volte caratterizzati non tanto dalla loro limitata estensione quanto dal fatto che vengono a costituire un’alterazione locale di una situazione climatica più generale. Esempi di microclimi sono un terreno coltivato, il sottobosco, il bacino di un piccolo lago, la cima delle piante, l’interno di una piantagione, ecc…
Concludiamo l’articolo sulle categorie climatiche annunciando che il prossimo argomento trattato sarà di natura puramente descrittiva e riguarderà tematiche di antica competenza della geografia astronomica e geografia fisica : i fattori del clima, con particolare riguardo ai fattori geografici.
Bibliografia :
Introduzione all’agroclimatologia
Servizio Meteorologico Emilia Romagna
Prof. Ezio Rosini
An introduction to Climate
Mc Graw-Hill, New York
Trewarta G. T.