In meteorologia, è molto importante il concetto di “feed-back”, nel quale si osservano alcuni fenomeni in grado di “autoalimentarsi”.
Un esempio è dato dall’estensione della copertura nevosa invernale.
Una copertura nevosa più estesa del normale sulle pianure siberiane, o su quelle Canadesi, determina temperature più basse della norma, in quanto la neve presenta un’albedo elevata, ed è in grado di riflettere completamente la radiazione solare.
Questo, a sua volta, favorisce nuove nevicate, ed un inverno più freddo della media su vaste regioni del nostro emisfero.
Un altro esempio è dato dall’abbattimento di alberi, oppure dall’estirpazione della vegetazione in prossimità di aree desertiche (determinato dalla necessità di praticare l’allevamento del bestiame).
La carenza di vegetazione è causa a sua volta di una diminuzione delle piogge, e determina, così, un’estensione del deserto stesso.
Un meccanismo simile sembra poter determinare il blocco della Corrente del Golfo, con conseguenze inimmaginabili, allo stato attuale.
Gli studi compiuti da alcuni scienziati belgi, infatti, hanno evidenziato come l’effetto serra stia provocando un innalzamento della temperatura dell’aria sopra i possenti ghiacciai groenlandesi.
In altre parole, entro il 2080 la temperatura della Groenlandia potrebbe innalzarsi di 4°C, provocando un notevole scioglimento dei ghiacciai, un innalzamento di circa 5 cm del livello dei mari, ma anche un forte aumento della quantità di acqua dolce che si getterebbe nell’Atlantico Settentrionale, diminuendo la forza riscaldante della Corrente del Golfo.
C’è il rischio che l’acqua fredda proveniente dallo sciogliemento dei ghiacci possa addirittura bloccare il “nastro trasportatore” della Corrente stessa.
Il modello matematico elaborato dagli scienziati, prevede una diminuzione di circa un terzo dell’efficienza della Corrente, per cui la temperatura media potrebbe calare di 3°C in media sul nostro Continente, e di 5°C in Canada.
Anche considerando il riscaldamento dovuto all’effetto serra, la temperatura diverrebbe comunque sensibilmente più bassa dell’attuale.
Sulla Groenlandia, invece, i valori termici medi potrebbero di nuovo abbassarsi di dieci gradi centigradi, permettendo così ai ghiacci di riformarsi, e, col tempo, probabilmente anche la Corrente del Golfo tornerebbe al suo stato di primitiva efficienza.
Questo meccanismo potrebbe innescarsi anche all’improvviso, nei prossimi 70 – 80 anni, per cui saranno necessari nuovi studi particolareggiati, e nuovi modelli matematici di indagine.
Tutto sommato, quindi, gli scenari di improvvisa Era Glaciale mostratici dal film “L’alba del giorno dopo”, di prossima uscita, non sono così campati in aria, ma potrebbero verificarsi effettivamente.
Restano i dubbi derivanti dalle osservazioni storiche: anche in passato la Groenlandia aveva vissuto fasi di clima molto mite, come testimoniano gli insediamenti dei Vichinghi.
Gli accumuli di ghiaccio in Groenlandia dovevano quindi essere assai più ridotti di ora, ma nessun blocco della Corrente del Golfo si è verificato.
Tuttavia, è anche vero che si trattò di un riscaldamento graduale, mentre al momento i modelli matematici prevedono un tasso di riscaldamento eccezionalmente elevato, in grado di innescare, quindi, i meccanismi sopra descritti.