In questi giorni il Continente europeo, grazie alla presenza di un blocco anticiclonico fermo sulla Scandinavia, sta sperimentando temperature piuttosto basse.
La giornata di ieri, in particolare, ha visto temperature al di sotto della norma di anche dieci gradi centigradi in Europa Orientale, dove le massime non hanno superato i dieci gradi, mentre questa notte in Germania alcune città di pianura hanno raggiunto temperature attorno allo zero.
A volte, ci facciamo l’idea che un brusco raffreddamento del clima europeo sia dovuto ad un altrettanto brusco calo delle temperature in tutto il Globo, o, viceversa, riteniamo che Estati calde come quella del 2003 indichino un sostanziale riscaldamento di tutto il Pianeta.
Ma dobbiamo guardare in grande, l’Europa è solo un piccolo territorio se confrontato con il resto del Pianeta.
La mappa allegata degli scarti termici misurati nella giornata di ieri, emessa dal NOAA, ci dà un esempio di come funzionino le cose: mentre il nostro Continente rabbrividiva sotto temperature da tardo Autunno, assieme a parte dell’Asia, diverse altre zone presentavano scarti termici fortemente positivi, come il Tibet, il Sudamerica, la Groenlandia, l’Australia, la parte occidentale del Nord America, ed infine ambedue i Poli.
Anzi, molto spesso ondate di freddo presenti sul nostro Continente sono dovute alla posizione settentrionale di Anticicloni, che deviano il flusso Atlantico mite alle alte latitudini, così il Polo Nord presenta un forte riscaldamento in corrispondenza del raffreddamento dell’Europa.
Ma in passato abbiamo avuto esempi più clamorosi e duraturi nel tempo.
L’inverno 2005-06 è stato freddo in Europa e sull’Italia, con scarti termici dalla norma variabili tra -0,2° e -1,0°C sui Paesi Mediterranei, sul Mar Nero, sul Nord Africa, e temperature tra 2 e 4°C inferiori alla norma in Siberia, ma sul Polo Nord le temperature sono state addirittura di +9°C superiori alla media, e, a livello globale, l’Inverno 2005-2006 è stato tra i più caldi di sempre, ponendosi al 5° posto tra i più caldi dal 1880 ad oggi, con uno scarto termico di +0,58°C, con grande differenza dunque rispetto a come si è comportata la stagione sulla nostra Penisola.
D’altro canto, la caldissima Estate 2003 è stata da record storico per il nostro Continente.
Ma, a livello globale, l’Estate 2003 si è piazzata solamente al 5° posto tra le più calde, con uno scarto termico di +0,5°C, contro i +3/+4°C di scarto misurati in Europa.
Questi dati portano ad una riflessione importante.
Spesso sentiamo l’opinione pubblica declamare “Ma con questo freddo, come può esserci l’Effetto Serra?”, magari citando episodi di ghiacciamento di alcuni grandi fiumi, come capitato nell’Inverno 2006 per il Danubio.
Oppure, al contrario, di fronte ad episodi come l’Estate 2003, oppure l’Inverno 2007, caldissima e mitissimo rispettivamente, l’opinione pubblica pensa ad un cambiamento inarrestabile verso un clima- fornace.
In realtà quello che capita al nostro Paese, od al nostro Continente, non è automaticamente esteso a tutto il Pianeta, bisogna attentamente monitorare l’andamento delle temperature globali e satellitari, ed osservare quelle che sono le linee di tendenza sul lungo periodo, i singoli episodi estremi limitati ad alcune aree geografiche, dal punto di vista climatico, hanno poco significato.