Dato che la variabilità nelle forzanti naturali è quantomeno imprescindibile e la si può valutare solo statisticamente, le forzature (forzanti) essenziali che entrano nell’intero sistema sono imputabili sostanzialmente alle concentrazioni di gas serra, CO2 e areosol di origine antropica in correlazione con i cambiamenti nella destinazione agricolo/industriale del suolo.
Tutte queste variabili vengono “incanalate” dallo scenario che la moderna era tecnologico/industriale può lasciare come “inciso” sullo sviluppo economico a livello globale e regionale.
Tutte queste componenti vengono spesso determinate dopo aver, in prima ipotesi, preso in considerazione i “feeedback” dell’intero sistema.
Esse possono portare, in effetti, ad assorbimenti e dilatazioni di una parte importante relativa alle emissioni numeriche (elaborazioni).
Lo stesso sviluppo socioeconomico, a sua volta, segue di logica delle leggi del mercato interagendosi in maniera indiretta con le interazioni del potere politico.
Più recentemente la comunità scientifica che si dedica allo studio ed applicazione dei modelli climatici si è automunita di una “forbice” (ventaglio) circa gli ipotetici scenari relativi alla connessione in essere tra sviluppo economico ed elaborazioni numeriche.
Le simulazioni climatiche fanno sempre più spesso riferimento a runs di un singolo modello ed inglobando questi “scenari”.
Ciò per fornire in “uscita” un “ventaglio” similare circa le evoluzioni climatiche.
Quindi una previsione ad ampio raggio, climatica, tiene necessariamente conto degli investimenti e degli impegni economici e politici riguardanti il territorio e decisi da ogni singolo Governo (chi più potere ha più interferisce).
Di logica possiamo dedurre che un modello climatico non è solo “mera” ricostruzione matematica ed espressione algoritmica, ma un insieme complesso di “interferenze” anche riferite ai piani di sviluppo socioeconomico.