Nessun dubbio che le punte di gelo provate nell’Europa occidentale durante il terribile inverno del 1709 siano state le più forti di ogni altro inverno almeno dal 1500 in avanti (nel Quattrocento vi furono forse inverni altrettanto rigidi, ma, mancando misurazioni termometriche, risulta difficile un paragone).
Invece nel 1709 cominciavano ad essere presenti dei termometri anche in Europa, anche se spesso erano termometri Amontoniani (dal nome del loro costruttore), che utilizzavano liquidi diversi per la misurazione (addirittura il vino, in certi casi), e somigliavano maggiormente a degli alambicchi.
E pensare che i primissimi termometri, quelli galileiani, erano strumenti molto simili a quelli attuali!
Tuttavia, esiste una complicata scala di conversione su base esponenziale, con la quale si possono convertire tali strambe misurazioni in gradi Celsius.
Così, sappiamo che a Berlino la temperatura media del Gennaio del 1709 fu di -13,2°C, che risulta essere il mese più freddo che ci sia mai stato dal 1700 in poi (neanche inverni celebri come quello del 1740, o del 1789, furono paragonabili a questo, e nemmeno i famosi mesi di Febbraio del 1929, con -10,4°C oppure del 1956, con -8,4°C, si avvicinarono a tale valore).
L’ondata di grande gelo partì dalla Russia per espandersi verso ovest, grazie ad un blocco anticiclonico Russo – Scandinavo, determinando un’irruzione improvvisa e drastica con ben pochi casi paragonabili in ambito europeo.
L’irruzione prese piede in Francia e nei paesi Mediterranei, da nord a sud, tra i giorni 05 e 07 Gennaio, con venti fortissimi da est nord est, ed un calo termico che raggiunse addirittura i 20°C in poche ore, ed un subitaneo aumento della pressione.
Sono state addirittura ricostruite le mappe orarie dell’irruzione fredda lungo il territorio francese, da nord a sud e da est ad ovest.
Terribile fu l’irruzione in Italia, con temperatura che raggiunse i -17,5°C a Venezia con forte bora, valore che non è stato mai più raggiunto neanche durante le irruzioni fredde del 1929 o del 1956 (il record attuale è di -13°C e risale al 1963).
Eppure, il gelo non prese tutto il mese: all’inizio di Gennaio, ed anche dopo il 26, a Parigi piovve, ed anche a Londra il Tamigi gelò, ma non in modo continuativo, tale da permettere lo stabilirsi di una grande “Fiera del ghiaccio” sulla sua superficie, come accadde nel 1684.
Del resto, influenza di aria atlantica a metà dell’irruzione si fece sentire anche in Italia: solo così si spiegano le enormi nevicate che colpirono la nostra Penisola: a Firenze, dal 14 al 16 Gennaio caddero 70 cm di neve, paralizzando ed isolando la città, mentre 50 cm ne caddero a Sanremo, e addirittura fino ad un metro e mezzo di neve sulla Pianura Padana.
A Roma cui furono 10 giorni di neve tra il 06 ed il 24 Gennaio.
Il grande gelo che seguì a queste nevicate, in particolare tra 17 ed il 25, gelò, oltre, naturalmente, alla Laguna Veneta, anche foreste intere, piantagioni di alberi da frutto, fiumi, porti (anche quelli mediterranei di Genova, Marsiglia, Livorno), per spingersi verso sud ovest (facendo gelare la foce del Tago a Lisbona), e verso sud (il fiume Ofanto in Puglia veniva attraversato a piedi).
Gelarono anche tutti i grandi fiumi europei, nonché il Lago di Zurigo, quello di Costanza, e, parzialmente, quello di Ginevra.
La Laguna Veneta si liberò dai ghiacci solamente il 29 Gennaio, ma in Val Padana la gran quantità di neve e di ghiaccio permise la permanenza del gelo fino a Marzo.
Immaginiamo ora quali potrebbero essere le conseguenze di una simile irruzione di aria artica sulla nostra Penisola, in questi tempi moderni.
La nostra società industrializzata sarebbe forse più vulnerabile di un tempo ad un blocco dei trasporti ed alla paralisi economica determinata da un’ondata di gelo e di neve che, alle nostre latitudini, non siamo abituati ad affrontare.
I problemi già emersi nel Gennaio 1985 sarebbero moltiplicati in virtù della maggiore espansione del traffico e delle attività economiche rispetto a venti anni fa.
Per non parlare della fragilità della nostra rete elettrica e del pericolo del blocco di forniture del gas, problemi che si assommerebbero alla strage di olivi, viti, agrumi, noccioleti, castagneti, alberi da frutto in genere, come successe in Italia ed in Europa in questo terribile inverno.
C’è quindi da augurarsi che non si verifichi più un evento epocale di questa portata, o, per lo meno, che si presenti in misura attenuata rispetto a quello che accadde nel lontano 1709.