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Affermazione o quesito? Forse avremmo potuto porlo come domanda, perché in fondo in fondo l’evoluzione meteo in divenire ci proporrà l’ennesimo bivio. Siamo a marzo, avremo un rapido avvio verso il clima mite oppure ci saranno dei colpi di coda invernali?
Domanda che appare giustificata anche dalle progressive emissioni dei modelli matematici di previsione meteo, che da giorni – soprattutto alcuni di essi – inquadrano alcuni movimenti propizi al più classico dei colpi di coda dell’inverno -.
Lo abbiamo detto, lo ripetiamo: marzo è un mese pazzerello, aspettiamoci variabilità. Marzo è un mese dal tempo molto dinamico, capace di alternare fasi instabili, temporalesche, piovose, altre miti e soleggiate, altre ancora fredde o addirittura nevose. Quest’anno, poi, come ben saprete ci sono tutti i presupposti per osservare davvero dinamicità esasperata, ovvero il classico meteo estremo.
Ed allora torniamo al quesito, o all’affermazione, d’apertura. Metà marzo, a nostro avviso, rappresenterà lo snodo perché pare possano realizzarsi le condizioni ideali per scambi di masse d’aria secondo i meridiani consistenti. Masse d’aria fredde in rotta verso sud, aria mite in spostamento verso nord. Per l’aria mite verso nord vi sarà necessità di un blocco anticiclonico consistente, capace di spostare il freddo Artico verso latitudini temperate.
Le probabilità che ciò avvenga sono, tenendo conto della distanza temporale, buone e giorno dopo giorno sono in crescita. Le frequentazioni modellistiche non mancano, ma più che altro riteniamo che lo sconquasso atmosferico dell’ultimo mese sia destinato a persistere nel tempo e quel tempo potrebbe essere rappresentato da una larga parte della stagione primaverile. Già emergono tendenze per una prima parte di aprile parecchio perturbata.
Poi, col tempo, parleremo dei profondi cambiamenti che stanno avvenendo anche sulla distribuzione termica delle acque superficiali oceaniche, un argomento apparentemente complesso ma che non lo è affatto. Sappiate soltanto che tale distribuzione incide sul posizionamento di Alta e Basse Pressioni, ragion per cui un’eventuale cambiamento termico potrebbe realmente provocare sconquassi circolatori non di poco conto e sopratutto persistenti per lunghi periodi.