Le dinamiche tropicali hanno ancora un significativo impatto sulla circolazione delle medie latitudini alimentando, da diversi giorni, gli anticicloni dinamici posizionati prevalentemente sull’Europa centro-orientale e nell’Oceano Pacifico centrale. Le frequenti anticiclogenesi del Pacifico sono anche sostenute dalle anomalie termiche oceaniche che favoriscono, inoltre, una relativa persistenza di saccature tra il Pacifico orientale e gli States occidentali. Questa modalità di circolazione ostacola i forcing di derivazione orografica nord americani ai quali si associa, di norma, un’onda anticiclonica semi-stazionaria.
Di conseguenza, dai primi di novembre, si assiste alla frequente formazione di blocchi anticiclonici ad omega su Pacifico settentrionale e Stretto di Bering, con valori di “blocking index” (secondo Tibaldi e Molteni) anche superiori ai 20 m(gr. lat)-1 sulla superficie isobarica a 500 hPa, soprattutto intorno alla metà di questo mese.
Allo sviluppo dei principali promontori bloccanti alle latitudini più elevate ha fatto seguito, ripetutamente, il taglio alla base dei “blocking”, operato dalle “westerlies” associate a vivace attività ciclonica in uscita dall’Estremo Oriente asiatico. Sull’Asia orientale e sul contiguo Pacifico, infatti, Il contrasto tra un persistente ed approfondito vortice freddo in quota sulla Siberia orientale e un vasto e robusto anticlone sub-tropicale sul Pacifico occidentale, alimenta da molti giorni un vigoroso flusso zonale che pilota un veloce treno d’intensi sistemi perturbati che imperversano alle medie latitudini del Pacifico occidentale.
La disposizione delle anomalie delle superfici isobariche a 500 hPa mostra ora una tendenza al “meeting”, attraverso le coste artiche siberiane, tra le anomalie positive del Nord Pacifico e dell’Europa, con valori superiori ai 250 m sull’Alaska.
Questo evento è da attribuirsi al fatto che la circolazione emisferica boreale va assumendo carattere consono al semestre freddo. Di conseguenza, si assiste ad una generale accelerazione della circolazione, con riduzione del wavenumber zonale e tendenza a “wave2 pattern”. Le onde anticicloniche del Pacifico e dell’Europa centro-orientale entrano così in risonanza, si potenziano e si stabilizzano, grazie anche all’accoppiamento della circolazione stratosferica con l’omologa troposferica.
Il vortice polare stratosferico piuttosto intenso, anche per la presenza di una QBO positiva, e scarsamente permeabile alla propagazione verticale d’onda, tende sempre di più a far prevalere il suo forcing fornendo un fondamentale contributo ad una crescita degli indici NAO.
Nel comparto europeo centro-orientale, inoltre, si mantengono elevate le forzature di matrice tropicale, che alimentano, inoltre, una HP sub-tropicale semi-permanente in area mediterranea. Quest’ultima è favorita anche dalla posizione relativamente alta dell’ITCZ africano e dalla graduale intensificazione del “niño” nel Pacifico.
Nel medio-lungo termine, il transito della fase attiva della MJO (Madden Julian Oscillation) sull’area atlantica rinforzerà i forcing già presenti sulla circolazione delle medie latitudini sul settore euro-atlantico. Forcing espressi mediante pulsazioni anticicloniche dinamiche ad onda lunga, partenti soprattutto dall’Atlantico centro-occidentale, andranno ad alimentare l’alta sub-tropicale mediterranea regalando ancora giornate mitissime a molte località italiane… non affette da nebbie!