La circolazione troposferica dell’Emisfero Boreale, dopo un effimero rientro nella quasi normalità, torna ad essere caratterizzata da vistosi scambi meridiani e “wave break”. Tendono, infatti, a svilupparsi grandi anticicloni bloccanti, espressione di un notevole trasporto meridiano diretto di temperatura e momento.
Queste metamorfosi della circolazione troposferica inducono disturbi nella stratosfera. Le anomalie stratosferiche, a loro volta, si propagano verso il basso amplificando le alterazioni della circolazione dell’alta troposfera.
Il “feedback” troposferico-stratosferico ha già indebolito notevolmente il vortice polare, specialmente nella bassa stratosfera.
Il VP stratosferico è destinato ad affievolirsi ulteriormente per la ripresa dell'”H-P flux” nella bassa stratosfera, in propagazione verso i piani superiori stratosferici e per lo sviluppo, sull’Europa orientale, di notevoli pulsazioni calde. Questi impulsi s’intensificheranno, estendendosi rapidamente alla Siberia e dando luogo, nel medio termine, ad un “minor warming”. Nel lungo termine lo “stratwarming” si andrà estendendo al Mar Glaciale Artico e si propagherà verso il basso, con probabile affermazione di un “major warming”.
La circolazione stratosferica, dopo gli scossoni di fine gennaio, sta per subire il più imponente sconvolgimento di quest’inverno. Nel medio temine, il VP si allontanerà notevolmente dalla sede polare e subirà un forte stiramento nell’alta stratosfera, anche a causa dell’accrescimento di un robusto anticiclone centrato tra la Camciatca e le isole Aleutine. L’asse maggiore del vortice ellittico (“wave2 pattern”) si allungherà dal Nord America occidentale all’Europa.
Nella media e bassa stratosfera il vortice polare andrà incontro ad un totale “split”, con prevalente “wave3 pattern”. Un vortice ciclonico s’isolerà sul Nord Europa, l’altro sull’Arcipelago Canadese; una profonda saccatura si protenderà verso l’Asia orientale.
Le dinamiche che si verranno a configurare in stratosfera, indurranno radicali alterazioni nella circolazione troposferica, che è già entrata in una fase di rapido rimodellamento.
Anche nella media e alta troposfera prevarrà una circolazione a tre grandi onde planetarie, almeno fino al 20 febbraio.
La prima, grande, onda planetaria quasi stazionaria sul Pacifico orientale, alimentata da “forcing” tropicali e da forzature termiche generate dal contrasto tra le temperature superficiali del Pacifico e il gelido Nord-America è favorita dalle anomalie termiche del Pacifico orientale. Questo promontorio anticiclonico costringe gran parte del getto del fronte polare a dirigersi verso l’Alaska e il Canada nord-occidentale, ora investite da correnti temperate e da un treno d’onde perturbate. La situazione non subirà sostanziali mutamenti fino al 20 di questo mese, fatta eccezione per la California che sarà interessata, con sempre maggiore intensità, dai sistemi perturbati che continueranno a muoversi lungo un ramo meridionale dei “westerlies” pacifici.
Il settore centro-orientale del Nord America è ancora interessato da saccature connesse al VP dell’Arcipelago Canadese, i cui affondi verso le medie latitudini sono contrastati dal graduale rinforzo degli anticicloni sub-tropicali, prima sull’America, poi sull’Atlantico. I “forcing” di matrice tropicale che alimentano questi anticicloni sono da mettere in relazione con la graduale traslazione verso levante della fase attiva della MJO (Madden Julian Oscillation), ora sull’Oceano Pacifico equatoriale centro-orientale.
La confluenza dei due rami del “jet stream” del fronte polare e l’accoppiamento con correnti a getto sub-tropicali sempre più forti tende a sviluppare “westerlies” particolarmente vigorosi nell’alta troposfera, in modo particolare sugli USA orientali.
Dopo una temporanea latitanza, la seconda, potente, onda anticiclonica di Rossby è tornata a stazionare da circa tre giorni alle medie e alte latitudini dell’Atlantico. Alimentata da fenomeni di risonanza con le altre onde planetarie e da forcing di matrice tropicale è anche incoraggiata dalle temperature anormalmente elevate dell’alto Oceano Atlantico.
La rapida crescita delle anomalie di geopotenziale in quota, sopratutto tra i 45° e i 60° di latitudine (con valori d’anomalia positiva superiori ai 250 m sulla superficie isobarica a 500 hPa) sta generando di nuovo robusti “blocking” sul Nord Atlantico, incoraggiati anche dalle dinamiche stratosferiche.
Di conseguenza, i veloci “jet streams” in uscita dal Nord America deviano principalmente verso nord e nord-est e decelerano rapidamente in Atlantico, favorendo lo sviluppo delle correnti discendenti che alimentano il sempre più intenso anticiclone dinamico oceanico.
Anche in Atlantico, un ramo secondario delle correnti occidentali in quota, transita a basse latitudini, accoppiato con la corrente a getto sub-tropicale, entrando poi in confluenza con le saccature e i vortici ciclonici mediterranei alimentati dalle ripetute colate artiche che si sviluppano a valle del “blocking” anticiclonico atlantico. Questa configurazione delle correnti in quota continuerà ad alimentare ondate di maltempo soprattutto su Europa sud-orientale, Mediterraneo centro-orientale e parte del Medio Oriente.
Sulla Siberia occidentale, fenomeni di risonanza indotti delle grandi onde planetarie, “forcing” stratosferici e di origine orografica, determinano lo sviluppo di una terzo, grande, promontorio anticiclonico semi-permanente. Questa onda di Rossby crescerà repentinamente lungo i meridiani nel medio termine, anche per la propagazione a quote inferiori dello “stratwarming”.
Poi, i disturbi derivanti dal riscaldamento stratosferico, incoraggeranno la creazione di un blocco anticiclonico nel settore atlantico dell’Artico, che si fonderà con quello prodotto per “cut-off” anticiclonico a partire dal “blocking” della Siberia occidentale.
Di conseguenza, dal 20-21 febbraio, ci sarà tendenza a “wave2 pattern” a livello emisferico, con nuova colata artica diretta sul continente europeo. Questa dovrebbe fondersi temporaneamente con un vasto vortice freddo siberiano, generando condizioni favorevoli alla caduta precipitazioni nevose a quote molto basse sulle regioni centro-settentrionali italiane.