L’estensione dei ghiacci marini antartici sta divenendo il cavallo di battaglia di coloro che ritengono il Riscaldamento globale slegato da influenze antropogeniche; su qualche sito di argomento climatico anzi, si forzano i dati fino a negare l’esistenza stessa del fenomeno. È tuttavia singolare constatare come nessuno si concentri su quanto avviene all’interno del continente: in quell’area grande due volte l’Europa, dove le poche basi meteorologiche offrono comunque un archivio di oltre mezzo secolo. Ebbene, nella regione del Polo Sud geografico, la prima metà del semestre invernale (aprile – giugno) ha fatto segnare anomalie positive da record. Alla base americana Amundsen-Scott, si è rilevata una media di +3,9 °C sulla norma. Questi gli scostamenti mensili:
aprile = +3,6 °C
maggio = +3,2 °C
giugno = +4,9 °C (dato provvisorio)
Se il trend non si modificherà in modo radicale, il 2014 rischia di battere il limite annuale, fissato lo scorso anno con -47,4 °C (+2,0 °C rispetto alla norma). Anche alla base russa Vostok l’anomalia del trimestre aprile – giugno è marcata, ma non come al Polo Sud: i +2,8 °C non sono un record, trovando riscontro nel 2002 (+2,9 °C) e nel 1983 (+3,4 °C). Va però notato come anche qui le medie annuali abbiano subito un rialzo che, fino agli inizi del XXI secolo, ancora non veniva rilevato.
Il meccanismo per cui la temperatura del Plateau Antartico resta nettamente superiore alla media, è innescato da un intenso scambio di correnti meridiane: in parole semplici, aria continentale in uscita, che favorisce la crescita del pack, e aria marittima in ingresso, che mantiene i valori su livelli anomali. Rare infatti, in questo inverno, le puntate sotto i -70 °C: la minima stagionale si è finora attestata a -78,9 °C il 6 maggio alla base italo francese Concordia. Vista da qui insomma, l’evoluzione del clima antartico sembra non solo amplificare il trend al riscaldamento che contraddistingue gran parte del Pianeta, ma pure accelerarne le dinamiche.