Era stata sufficiente una piccola frenata del Vortice Polare per permettere all’aria fredda d’irrompere seriamente, per la prima volta nella stagione, sul cuore del Mediterraneo. La colata d’aria artica ha suscitato i maggiori effetti nell’ultima settimana proprio su gran parte d’Italia, a causa dell’accanimento dovuto alle evoluzioni cicloniche che hanno innescato maltempo e situazioni favorevoli per le prime nevicate, anche a quote localmente basse, specie lungo la dorsale appenninica. In linea generale, lo spazio per l’afflusso artico è stato piuttosto limitato, rivelandosi così una pura eccezione in questo dicembre così contrassegnato dall’alternanza fra anticiclone e le correnti miti atlantiche.
Queste considerazioni appaiono pienamente confermate osservando la cartina delle anomalie termiche riferite all’ultima settimana (periodo compreso fra il 18 ed il 24 dicembre): in Italia la fase fredda si è rivelata più prolungata e ha portato diffusi scarti negativi dalla norma un po’ su tutto il territorio, seppure limitati ad 1-3 gradi. Ben diversa la situazione sull’Europa, ove il freddo artico non è stato nulla di particolare e non ha dato luogo a nessuna ondata di gelo notevole per il periodo. Spiccano ancora le forti anomalie termiche positive sulle nazioni baltiche e sulla Finlandia, mentre una relativa mitezza è tornata a prevalere anche in Gran Bretagna, dove invece la prima metà di dicembre era piuttosto fredda e a lunghi tratti tempestosa.
Non ci sono state fasi perturbate così importanti sull’Europa e le precipitazioni maggiori hanno riguardato il bacino del Mediterraneo, oltre alla parte settentrionale dell’Arco Alpino privilegiata dall’azione d’impatto da stau dei flussi settentrionali. In riferimento all’Italia, notiamo una differenza fra il Settentrione, dove si è avuto clima secco per il riparo delle Alpi, ed il Meridione che ha invece maggiormente risentito delle ripercussioni cicloniche legate agli affondi d’aria fredda.