AGENTI INQUINANTI E NORMATIVE – Si respira aria cattiva in tutta la Pianura Padana in questi giorni, avvolta dalle nebbie stagnanti. In questo periodo anticiclonico invernale i maggiori problemi derivano dal cosiddetto PM10 (il particolato sospeso, definito anche come polveri sottili). Di cosa si tratta? Il PM10 è caratterizzato da varie specie di particelle aerodisperse: polveri, pollini, materiali inorganici e, nelle aree urbane, il materiale particolato è più variegato ed insidioso perché comprende i residui delle lavorazioni industriali, dell’usura dell’asfalto e dei materiali delle automobili, con particolare rilievo soprattutto alle emissioni di scarico, in particolare quelli dotati di motore diesel. Gli ultimi riferimenti normativi stabiliscono dei valori limite per la protezione della salute umana, in quanto si rischiano danni soprattutto alle prime vie aeree respiratorie. La media giornaliera delle concentrazioni di PM10 non deve superare il valore di 50 µg/m3 per più di 35 volte per anno civile. La media annuale delle concentrazioni di PM10 non deve superare il valore di 40 µg/m3.
PM10 ALLE STELLE – Da quando è cessato il vento di foehn, i livelli di polveri sottili sono aumentati su tutta la Val Padana e continuano a salire, data la persistenza dell’anticiclone. Quando la ventilazione è scarsa o assente, si registra un progressivo accumulo degli inquinanti nei bassi strati, problema che diventa indubbiamente allarmante nelle grandi città ove le emissioni inquinanti sono molteplici, da quelle di tipo industriale fino agli impianti di riscaldamento e all’uso delle automobili. Non a caso, nelle aree metropolitane e in prossimità delle autostrade le centraline misurano livelli oltre il doppio del massimo tollerato. In diverse zone sono notevoli i superamenti anche per gli ossidi d’azoto, gli inquinanti più tipici delle emissioni da traffico automobilistico. A peggiorare ulteriormente la situazione negli ultimi giorni, almeno in Veneto, hanno contribuito i cosiddetti “panevin” (falò d’inizio anno): lo si è appurato dai picchi raggiunti il giorno dell’Epifania, con Venezia e a Treviso che ha rispettivamente hanno registrato 313 e 273 microgrammi/m3 di pm10.
IN ATTESA DI UN CAMBIAMENTO – L’importanza del vento e della pioggia sono strategici in funzione degli inquinanti, poiché ne favoriscono la dispersione nell’aria o l’adagiamento al suolo (effetto connesso alle precipitazioni). Quando c’è l’alta pressione in genere si ha una forte inversione termica, soprattutto in inverno. Se l’inversione termica riguarda solo gli strati più bassi prossimi al suolo, allora gli inquinanti raggiungono soglie allarmanti, perché l’altezza di rimescolamento è generalmente connessa alla quota del primo strato d’inversione in atmosfera, identificato come la quota massima fino alla quale gli inquinanti si diluiscono. Attendendo l’arrivo della pioggia, in alcune grandi città non mancano provvedimenti di limitazione al traffico per gli autoveicoli, specie quelli più inquinanti. A Vicenza, per contrastare l’inquinamento, si è curiosamente deciso di lavare le strade, dopo il picco di polveri sottili il giorno dell’Epifania quando si sono misurati 148 microgrammi per metro cubo (l’aria si definisce pessima se contiene PM10 superiori ai 100 microgrammi).