Vi proponiamo i risultati di un recentissimo studio eseguito da un gruppo di ricercatori americani. Sembrerebbe che il clima della Siberia influenzi la stagione invernale su tutto l’emisfero boreale.
Gli studiosi hanno scoperto una correlazione tra l’Oscillazione Artica e la precoce copertura invernale siberiana. Sembra infatti che quando la neve cade copiosa nel mese d’Ottobre, l’AO tende a divenire negativa nei mesi successivi. L’Inverno, così, propone pesanti ondate di gelo negli Stati Uniti orientali ed in molti Paesi Europei.
Tramite la correlazione, il gruppo di studiosi – cappeggiato dal Dott. Cohen, scienziato presso l’Atmospheric and Environmental Research, una società con sede a Lexington – è stato in grado di prevedere alcuni degli ultimi inverni con estrema precisione.
C’è grosso interesse nella Comunità Meteorologica Internazionale, anche da parte dei previsori stagionali del NOAA. Sembra infatti che l’indice verrà inserito nei potenti computer dell’Ente Governativo Americano per migliorare l’elaborazione delle prossime tendenze stagionali. L’AO, al momento, sembra rappresentare uno degli elementi a minore predicibilità perché soggetto ad estrema variabilità. Tant’è che gli studiosi del NOAA lo definiscono la “wild card” delle elaborazione stagionali.
Si tratta di comprendere se si sia trattato di un semplice caso o se davvero la formazione precoce dell’Anticiclone Russo-Siberiano sia in grado di modificare l’Oscillazione Artica rendendola negativa e ponenendo le basi per incursioni gelide significative negli USA e sull’Europa centro occidentale. La ricerca si fonda su circa un decennio d’osservazioni e perché la correlazione possa effettivamente assumere valenza scientifica è necessario continuare a monitorare l’andamento delle prossime stagionali invernali.