ULTIMI GIORNI TERRIBILI – Il bilancio degli incidenti in montagna negli ultimi 7/10 giorni è stato davvero tragico. Nelle Dolomiti la settimana scorsa si sono registrate tre grandi distacchi di neve, con quattro vittime. In località Creste Bianche nel comune di Cortina una slavina ha travolto due persone. A Vigo di Fassa aveva perso la via sotto la neve un’altra persona e martedì 22 gennaio nel comprensorio di Arabba c’era stato un altro morto. Sulle Alpi due sci-alpinisti sloveni sono stati travolti da una valanga caduta nei pressi di Sella Nevea: se la sono cavata. Sabato sui Monti Sibillini le slavine hanno travolto 9 persone: tutte salve, ma c’è da accendere un cero. In Abruzzo hanno perso la vita due esperti sci alpinisti, travolti da una valanga durante un’escursione ripetuta decine di volte, non lontano dagli impianti di risalita.
SCALA DEL RISCHIO – Gli esperti del settore indicano, a fronte del previsto ulteriore aumento termico in quota, una crescita del pericolo valanghe su gran parte dell’Arco Alpino: come vediamo nella cartina in basso, su diversi comparti il rischio risulterà marcato, ovvero di scala 3. Bisogna comunque fare attenzione alla scala di rischio. I bollettini esprimono un grado di pericolo che va da 1 a 5. Ma il pericolo c’è e rimane sempre, i bollettini vanno letti scrupolosamente. Ogni versante, ogni pendio ha una sua peculiarità. Anche con un rischio considerato “moderato”, gli incidenti accadono eccome: secondo le statistiche del Corpo Forestale dello Stato – che redige ogni giorno il bollettino Meteomont – il 30% degli incidenti avviene proprio con un grado di pericolo 2. Detto questo è ovvio che con scale di rischio superiori a 3 è meglio non partire.