Non è certo stata finora una primavera spumeggiante in fatto di precipitazioni e questo trend siccitoso fa sentire i suoi effetti soprattutto in montagna. La costanza dei domini anticiclonici hanno infatti rapidamente privato Alpi ed Appennini di una parte importante della neve che si era accumulata in montagna, durante il periodo invernale. Nemmeno l’inverno ha certo così brillato in ambito nevoso ed ora, a quasi metà del percorso primaverile, ci ritroviamo di fronte ad una situazione non certo in linea con le aspettative che erano state riposte dagli operatori turistici del settore.
Il lato fortemente estivo della prima decade di aprile ha ulteriormente aggravato un contesto non certo roseo fin dall’inizio: sui nostri versanti alpini e prealpini le condizioni forse più penose, con paesaggi già da qualche settimana perfettamente consoni ad un contesto da bella stagione. L’incremento termico così esagerato non ha certo permesso di allungare la stagione e pertanto molti impianti sono stati costretti ad una chiusura anticipata.
Va solo leggermente meglio la situazione in Appennino, dove qualche spruzzata di neve tardiva un po’ più significativa è giunta nella scorsa settimana. Questa neve si è depositata su un terreno già spoglio e brullo, riscaldato dalla precedente fase assolata. Il ritorno rapido del sole ha lasciato davvero poco scampo alla “dama bianca”, in rapidissima fusione ed ora ormai confinata solo sulle maggiori cime. Nei principali comprensori montuosi osserviamo la neve ridursi a chiazze, a parte alcune zone di pendio laddove si trovano le piste: neve difficile da sciare se la temperatura non si abbassa, ma anche una potenziale insidia per le semplici escursioni, avventurandosi da soli o senza le guide di esperti.